Oltre gli stereotipi. Come cambia l’universo degli under 35

Capire la realtà complessa e in mutamento è quindi un’operazione cruciale per interpretare il proprio tempo, per orientare le proprie scelte e per fornire strumenti utili a realizzare con successo i propri progetti di vita.

Le nuove generazioni sono per loro natura diverse dalle generazioni precedenti. Ancor più nelle epoche di grande rapidità del cambiamento, come quella attuale, rischi e opportunità degli attuali giovani sono diversi da quelli che hanno incontrato i loro genitori, insegnanti, datori di lavoro. Capire la realtà complessa e in mutamento è quindi un’operazione cruciale per interpretare il proprio tempo, per orientare le proprie scelte e per fornire strumenti utili a realizzare con successo i propri progetti di vita.
Tutto questo richiede lo sforzo di andar oltre i luoghi comuni, il che implica meno giudizio dall’alto su ciò che rende le nuove generazioni diverse da chi è stato giovane prima di loro (alimentando aspettative malriposte) e più attenzione dal basso per comprendere il nuovo di cui sono portatrici (in coerenza con il proprio tempo).


Il “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo, arrivato quest’anno alla quinta edizione, cerca di fornire dati e analisi utili a capire la realtà che cambia adottando, appunto, una prospettiva dal basso. L’asse portante è un’indagine rappresentativa, che interpella i giovani stessi e segue i loro percorsi di vita nel tempo, integrata sistemicamente da dati comparativi con coetanei di altri paesi, da informazioni dai social network e da approfondimenti qualitativi.
Essendo partito nel 2012, questo osservatorio dinamico sulle nuove generazioni ha consentito di valutare l’impatto della crisi economica e, più recentemente, le condizioni della ripresa. Oltre all’evoluzione del quadro economico e occupazionale, altri cambiamenti rilevanti si sono prodotti nel tempo (come la percezione pubblica del fenomeno migratorio, l’impatto delle nuove tecnologie, la partecipazione sociale e la fiducia verso le istituzioni).
Le strategie messe in atto in questi anni come risposta alla recessione sono state varie. E’ aumentata la disponibilità ad adattarsi a lavori anche non coerenti con la propria formazione. La preoccupazione verso l’aspetto economico del lavoro ha superato l’ambizione all’autorealizzazione, quantomeno rispetto alla prima occupazione. E’ cresciuta la consapevolezza che il titolo di studio è importante ma serve un’aggiunta di impegno e intraprendenza per il successo professionale. E’ aumentata la disponibilità a valutare l’opzione estero alla fine degli studi per trovare migliori opportunità. Le difficoltà hanno portato inoltre a rinviare, più di quanto auspicato e desiderato, progetti di autonomia dalla famiglia di origine e di formazione di una propria famiglia. Solo dal 2016 le intenzioni positive sono tornate a crescere.
Rispetto alle nuove tecnologie è aumentato il riconoscimento di potenziali rischi e insidie. Riguardo all’immigrazione non è cresciuta l’ostilità ma la consapevolezza che si tratti di un fenomeno che merita di essere gestito meglio. Infine, nei confronti della politica, è aumentata la diffidenza ma non è diminuita la convinzione che sia possibile impegnarsi in prima persona per migliorare le cose in Italia. A crederci sono ancora tre giovani su quattro. Da essi l’Italia può e deve ripartire.

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