Città protagoniste

Nella storia della civiltà umana si possono identificare quattro momenti chiave in cui le città hanno un ruolo di protagoniste: il Neolitico, la rivoluzione dei Comuni, la rivoluzione industriale e la rivoluzione digitale. In passato, ciascuno di questi passaggi rivoluzionari ha modificato in modo radicale sia le città sia il nostro modo di vivere, e lo stesso potrebbe avvenire oggi con la rivoluzione digitale, che mira a far diventare «intelligenti» le città in un mondo in cui la popolazione urbana è diventata la maggioranza. Le città sono da sempre al centro del cambiamento. Le maggiori discontinui­tà e rivoluzioni nella storia dell’uomo hanno di fatto sempre avuto le città come protagoniste. Possiamo vederlo attraverso quattro momenti chiave delle trasformazioni che hanno cambiato il nostro modo di vivere: il Neolitico, la rivoluzione comunal-cittadina che pone le premesse del Rinascimento, la rivoluzione industriale, per finire con la rivoluzione digitale in corso.

Per tutta la storia dell’uomo, fino alla fine del primo decennio di questo nuovo secolo, gli abitanti delle aree rurali sono stati la parte nettamente prevalente della popolazione mondiale. Ancora nel 1950, quando le uniche metropoli del mondo sopra i 10 milioni di abitanti erano New York e Tokyo, viveva nelle città meno di un terzo degli abitanti del pianeta. Il 50 per cento è stato superato solo nel 2009, e le previsioni ci dicono che a metà XXI secolo la popolazione urbana potrà arrivare a essere il doppio rispetto a quella rurale.

Nonostante il forte impulso recente, il processo che ha portato le città a imporsi e a ospitare ora la parte quantitativamente prevalente della vita umana ha però radici lontane. Già alla fine del Pleistocene i nostri antenati si trovavano diffusi praticamente in ogni parte del globo terrestre, adattandosi alle situazioni ambientali più diverse. Ma solo con la rivoluzione del Neolitico inizia la vera storia della civiltà. Forse anche sollecitato da un cambiamento climatico che restringe in molte aree la possibilità di sostenersi tramite caccia e raccolta, l’uomo inizia a coltivare la terra e ad allevare animali. Diventa progressivamente stanziale, costruisce abitazioni in villaggi sempre più ampi e cinti da mura sempre più alte e solide. Aumenta, quindi, la popolazione, e nascono i primi agglomerati urbani. Dai circa cinque milioni di abitanti sparsi sul pianeta, si sale fino a oltre i 250 milioni all’epoca della Roma imperiale.

Questo vivere in modo stanziale in comunità dense, vantaggioso sotto molti aspetti, peggiora però le condizioni di sopravvivenza. Rispetto ai cacciatori, la dieta degli agricoltori diventa infatti più povera e meno varia, basata soprattutto sui cereali. Inoltre, la maggiore densità di popolazione e il continuo contatto con gli animali aumentano i rischi di insorgenza e diffusione di malattie infettive. Ma è soprattutto in questa nuova fase che nascono e si consolidano profonde disuguaglianze territoriali e sociali. Prima del Neolitico ciascun essere umano viveva di caccia e raccolta, procurandosi giorno per giorno il cibo necessario per sopravvivere. Qualsiasi attività veniva compiuta usando solamente la forza delle gambe e delle braccia del singolo. Non ci sono differenze sociali e territoriali: tutti gli uomini si trovano ovunque nelle stesse precarie condizioni di sussistenza.

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