Il mondo a Milano e Milano nel mondo

Expo 2015 richiamerà, auspicabilmente, attenzione e presenze da tutto il mondo. Nel frattempo è però in continuo aumento il flusso di giovani e meno giovani che decidono di andare a formarsi, a lavorare e a costruire un proprio futuro all’estero.

Expo 2015 richiamerà, auspicabilmente, attenzione e presenze da tutto il mondo. Nel frattempo è però in continuo aumento il flusso di giovani e meno giovani che decidono di andare a formarsi, a lavorare e a costruire un proprio futuro all’estero. Dopo aver esteso nei secolo scorsi la sua presenza in tutto il pianeta, ora la nostra specie vi si muove al suo interno con sempre più dinamismo e familiarità. In particolare, le nuove generazioni si muovono nel mondo e ancor più in tutta Europa – da sud a nord o da ovest a est – con facilità e libertà mai conosciute prima.

Una mobilità favorita anche da programmi di successo dell’Ue come Erasmus, ora ulteriormente potenziato con Erasmus+.  Proprio oggi si tiene a Milano un convegno rivolto a giovani maturandi, universitari e neolaureati  – promosso dal Parlamento Europeo e dalla Federazione delle associazione scientifiche e tecniche – in cui si presentano e discutono le opportunità che questo nuovo programma offre per arricchire il loro futuro attraverso esperienze formative e professionali, ma anche di volontariato, all’estero. L’obiettivo è quello di offrire strumenti che, attraverso la mobilità internazionale in età giovanile, migliorino le competenze utili e le abilità chiave per la vita e il lavoro in questo secolo, con particolare attenzione a chi ha minori opportunità.

Lo spazio per esprimere il genio italiano nel mondo è molto ampio ma richiede la capacità di fare da ponte sia che si rimanga nel territorio di origine, ma avendo maturato esperienze internazionali,  sia che si decida di far base altrove, ma avendo sviluppato una consapevolezza delle potenzialità originali del nostro paese. Un esempio virtuoso, tra i tanti e crescenti, è la prima edizione da poco conclusa di SMAU Berlino. E’ stata un’occasione per presentare il bello del fare innovazione “made in Italy” in prospettiva internazionale. Si è parlato in modo pragmatico di come promuovere in Germania e nel mondo il capitale innovativo, economico e umano italiano con i giusti strumenti e investimenti, dando più enfasi all’entusiasmo delle opportunità che ai timori posti dai tradizionali ostacoli.

Per agire con successo in questa direzione serve però un salto di qualità culturale nel modo di intendere la nostra presenza oltre i confini nazionali. Quanto siamo indietro rispetto a questo cambiamento è ben testimoniato dai limiti dei COMITES, gli organismi istituiti nel 1985 per rappresentare la collettività italiana residente all’estero con l’obiettivo di contribuire a promuoverne lo sviluppo sociale, culturale e civile. Tra meno di un mese, a oltre 10 anni di distanza, si terranno finalmente le nuove elezioni per rinnovarli. Molte sono le critiche sulla gestione passata dei Comites, in riferimento sia all’inefficienza organizzativa che all’incapacità di diventare vero punto di riferimento per le comunità oltre confine. Sono, inoltre, spesso affidati a rappresentanti della vecchia emigrazione con un approccio e una sensibilità poco in sintonia con i processi più recenti.

I giovani dinamici, intraprendenti, iperconnessi e innovativi, che hanno lasciato l’Italia in questo secolo appartengono ad un mondo molto diverso da chi è emigrato negli anni Settanta o ancor prima. E’ con questi giovani che l’Italia deve stipulare un patto di alleanza per la propria promozione all’estero in una chiave completamente rinnovata.

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