Spegnere la povertà educativa per illuminare il futuro

Difficile pensare ad un futuro migliore se si lascia che ampia parte delle nuove generazioni cresca in condizioni di deprivazione e di frustrazione. Un rischio particolarmente elevato in Italia come mostra l’Atlante dell’infanzia presentato la scorsa settimana da Save the Children.

Difficile pensare ad un futuro migliore se si lascia che ampia parte delle nuove generazioni cresca in condizioni di deprivazione e di frustrazione. Un rischio particolarmente elevato in Italia come mostra l’Atlante dell’infanzia presentato la scorsa settimana da Save the Children.

Negli ultimi decenni non ci siamo distinti come paese in grado di fornire un solido ed efficace investimento nelle fasi più giovani della vita. La conseguenza è stata un aumento delle disuguaglianze e la crescita del numero di giovani disorientati e inattivi alla fine del percorso scolastico. Nei paesi più avanzati, chi parte da una condizione svantaggiata viene preso in carico attraverso sistemi esperti che individuano la specificità del singolo e prevedono azioni mirate per aiutarlo a dotarsi non solo di abilità tecniche, ma prima ancora dei “life skills” ovvero della capacità di saper stare in relazione con gli altri, di gestire gli impegni quotidiani, di mettere in atto comportamenti positivi di miglioramento della qualità della propria vita.

La scuola italiana difficilmente riesce a ridurre le disuguaglianze di partenza e a promuovere la mobilità ascendente. Il nostro sistema di istruzione aiuta poco, inoltre, le nuove generazioni a formare un pensiero allo stesso tempo critico e creativo che incentivi a maturare nel contempo una consapevolezza sugli ostacoli attesi e un atteggiamento proattivo nelle soluzioni da mettere in campo per superarli.  L’ultimo rapporto Ocse “Education at a Glance 2015” mette in evidenza molto chiaramente questi nostri limiti.

Se da un lato, quindi, l’offerta pubblica – anche per i tagli a molti servizi – rimane limitata o risulta addirittura in riduzione, d’altro lato molte delle trasformazioni in atto stanno producendo un aumento della domanda di attenzione e supporto verso i più giovani. Le difficoltà economiche delle famiglie, la crescita del doppio impegno lavorativo, l’aumento di bambini figli di immigrati, alcuni mutamenti antropologici nel modo di essere delle giovani generazioni, l’impatto pervasivo delle nuove tecnologie, sono tutti aspetti che richiedono un potenziamento nella capacità di rispondere alla sfida educativa nella sua accezione più ampia.

Le ricerche sul mondo degli adolescenti evidenziano quanto sia importante, soprattutto in contesti familiari carenti, avere figure di riferimento vicine e credibili, oltre che luoghi e occasioni in cui mettersi alla prova e stare in relazione con gli altri: sia adulti incoraggianti e supportivi, sia coetanei alleati nell’espressione del proprio protagonismo positivo.

Quello di cui hanno grande bisogno i ragazzi è di momenti di interazione libera, di apprendimento informale, di conoscenza e confronto positivo tra diversità, di sperimentazione di ruoli e abilità senza tensione e ansia. Gli oratori, come conferma una recente ricerca pubblicata dalla FOM-Fondazione diocesana degli Oratorio Milanesi, hanno un grande potenziale da spendere in questa funzione. Un esempio da seguire e moltiplicare arriva anche dal “Punto luce” acceso a Quarto Oggiaro da Acli e Save the Children, direttamente mirato a contrastare la povertà educativa e offrire nuove opportunità a chi vive in contesti svantaggiati.

Senza accendere per tempo bambini e ragazzi è difficile pensare ad un futuro luminoso per la nostra città.

 

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