Un patrimonio da valorizzare per tornare a crescere

Le nuove generazioni sono sempre state protagoniste delle fasi di crescita e cambiamento. Da qualche tempo in Italia sembrano però aver dismesso tale funzione. Le loro prerogative si sono ridotte e, non a caso, il paese ha nel contempo ridotto la sua capacità di creare ricchezza e benessere.

Le nuove generazioni sono sempre state protagoniste delle fasi di crescita e cambiamento. Da qualche tempo in Italia sembrano però aver dismesso tale funzione. Le loro prerogative si sono ridotte e, non a caso, il paese ha nel contempo ridotto la sua capacità di creare ricchezza e benessere. Le difficoltà dei giovani vanno infatti considerate allo stesso tempo causa e conseguenza dello scarso dinamismo economico e sociale dell’Italia. Va però anche messo in evidenza che questo arretramento, sia del ruolo dei giovani che della crescita relativa del paese, si è prodotto assieme alla riduzione del peso demografico delle nuove generazioni. Questo aspetto è centrale per le sfide che abbiamo di fronte e va quindi ancor più sottolineato. I giovani sono sempre stati una risorsa ricca e abbondante nella storia dell’uomo. Da qualche decennio questo non è più vero. In particolare l’Italia, dopo decenni di denatalità, si trova ora particolarmente povera di persone nella  verde età. Il paradosso che vive oggi il nostro paese è che al “degiovanimento” quantitativo delle nuove generazioni non ha corrisposto un potenziamento qualitativo.

L’elevato grado di complessità che caratterizza la società moderna avanzata proietta i giovani in un contesto di incertezza, riguardo ai rischi e alle implicazioni delle proprie azioni, mai sperimentato dalle generazioni precedenti. Se da un lato le nuove generazioni hanno sempre di più il desiderio e l’opportunità di costruire in modo creativo e strategico il loro percorso di vita, d’altro lato è diventato sempre più difficile orientarsi tra vincoli ed opportunità. Si è più liberi ma anche più soli. Le vecchie mappe non funzionano più. L’esperienza trasmessa dalle generazioni precedenti diventa rapidamente obsoleta. Il non disporre di adeguati strumenti e rinnovati riferimenti per orientarsi all’interno di un percorso con coordinate in continuo mutamento, può produrre insicurezza e indecisione, può portare all’adozione di tattiche difensive come il rinvio e la rinuncia.

Le difficoltà sul versante occupazionale e la carenza di un adeguato sistema di politiche attive hanno, in particolare, aumentato la dipendenza dei giovani dai genitori e rallentato il loro percorso di transizione alla vita adulta, lasciandoli così dispersi dentro una zona grigia che crea frustrazione e deprime energie e motivazioni. Il numero di Neet, gli under 30 che non studiano e non lavorano, è salito oltre i due milione e mezzo: un ammontare equivalente alle decima regione italiana per entità demografica.

Mettere i giovani nelle condizioni di sentirsi valorizzati, far percepire concretamente che si investe su di essi, che si scommette sulla loro formazione e sulla promozione delle loro capacità, è invece una precondizione per continuare a crescere in sintonia con le sfide di questo secolo. La chiave principale per la crescita personale, sociale ed economica è quindi quella di riuscire ad innescare un circuito virtuoso in cui formazione, occupazione dei giovani, sviluppo e innovazione si sostengano a vicenda. In particolare, come mostrano le evidenze empiriche prodotte dall’indagine “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo, strumenti che favoriscono autonomia e intraprendenza, nella partecipazione sociale e lavorativa, rendono i giovani più dinamici e responsabilizzati nel migliorare la propria condizione, riducono le disuguaglianze di partenza e rendono meno vulnerabili verso il rischio di intrappolamento in percorsi di precarietà e marginalizzazione sociale.

Secondo la felice espressione del filosofo Walter Benjamin, la gioventù è “quel centro in cui nasce il nuovo”. Senza una presenza consistente e un ruolo attivo delle nuove generazioni nessun rinnovamento, non solo demografico ma anche sociale e culturale, è possibile. Capire le nuove generazioni, riconoscerne le specificità e aiutarle a trovare i giusti strumenti per tornare ad essere protagoniste della propria crescita e di quella del paese è la precondizione per qualsiasi inversione di rotta rispetto alla prospettiva del declino (non solo economico).

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