Rosina: «Ignorati dalla politica e sfruttati dal mercato. I giovani sono stati messi in panchina»

05/10/2018
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Rosina: «Ignorati dalla politica e sfruttati dal mercato. I giovani sono stati messi in panchina» LINKIESTA

Ignorati dalla politica, sfruttati dal mercato, iperprotetti dai genitori. Ecco il tagliente telegrafico ritratto che Alessandro Rosina, Ordinario di Demografia all’Università Cattolica di Milano e Coordinatore del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, traccia della condizione delle nuove generazioni italiane.

“Ignorati dalla politica perché larga parte della classe dirigente italiana non sa cosa siano le nuove generazioni, un po’ per carenza di propri strumenti culturali e un po’ per disinteresse. In questo sistema rigido, poco aperto al mondo che cambia, con meccanismi di ricambio inceppati, il vantaggio va tutto alle componenti della società orientate a difendere le rendite del passato a discapito di chi vuole produrre nuovo benessere futuro. In compenso, esiste nel nostro paese una grande disponibilità di aiuto da parte di madri e padri, culturalmente predisposti a dare di tutto e di più ai propri figli in cambio del piacere di sentirsi parte attiva nella costruzione del futuro che immaginano per essi. Il rischio è però quello di scadere, appunto, nell’iperprotezione e nell’eccesso di protagonismo sul destino dei figli accentuando dipendenza e insicurezza. In generale, le vecchie generazioni non hanno ben chiaro quali siano le sensibilità specifiche e le vere potenzialità delle nuove generazioni, tendono invece a riversare propri schemi e aspettative sui giovani in funzione di una propria idea (superata) di paese.

Questo errore di impostazione è anche alla base della condizione di sfruttamento lavorativo. Anziché creare crescita e sviluppo, miglioramento di prodotti e servizi attraverso il capitale umano e la capacità di innovazione delle nuove generazioni, le aziende sono state incentivate a resistere sul mercato tenendo basso il costo del lavoro e sfruttando il più possibile i nuovi entranti. Si è preferito così prendere il giovane disposto a farsi pagare di meno che quello con potenzialità su cui investire per migliorare produttività e competitività dell’azienda. Questo paese deve ancora dimostrare con i fatti di credere nelle nuove generazioni e di considerare i giovani non il problema di una società in declino, ma la risorsa più preziosa di un paese che vuole crescere al meglio delle sue potenzialità.

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