Calo dei bebè

09/05/2022
Calo dei bebè Diva e Donna

[…Come spiega Alessandro Rosina, ordinario di Demografia all’Università Cattolica di Milano, su tale record negativo hanno inciso diversi fattori: la ritardata pianificazione da parte dei genitori che, in pandemia, hanno deciso di posticipare la gravidanza, la bassa fecondità ormai consolidata a livello nazionale e, infine, gli effetti del lockdown, che hanno aumentato le incertezze sull’ampliamento della famiglia. Soprattutto nelle giovani coppie, under 30 e straniere. A pesare sulle “culle vuote” la poco solida posizione dei giovani nel mercato del lavoro, le difficoltà a conciliare la sfera professionale con la cura dei figli e le deboli misure di sostegno economico ai nuclei con bimbi, che espongono al rischio povertà chi ha figli. I quali rimangono più a lungo nella condizione di “figli” a carico dei genitori. Un quadro che scoraggia anche il desiderio di un secondo bebè. Senza adeguati strumenti di conciliazione, chi ha figli più difficilmente lavora e chi lavora più difficilmente ha figli. «Se non invertiamo la rotta entro il 2030 si arriverà al punto di non ritorno», spiega Rosina, che ricorda che nel 2011 la media per donna era di 1,4 figli, scesa a 1,25 nel pre-pandemia (l’età media delle neo mamme è di 31 anni), e segnala che l’Italia è al penultimo posto in Europa per fertilità, davanti solo alla Spagna. Invertire la rotta: ma cosa significa? Significa riequilibrare il rapporto giovani – anziani (ndr: oggi i primi sono meno dei secondi), arrivando a mettere al mondo 500mila bimbi all’anno. Un dato che sembra utopia. . Ripartire si può: lo dimostrano la Francia, al primo posto in Europa per natalità, e la Germania, che è riuscita a invertire per tempo la rotta con politiche familiari. Ora tocca a noi.]