Crisi demografica, come provare ad invertire la rotta

”Ora o mai più”. La scorsa settimane il primo ministro del Giappone Fumio Kishida ha sottolineato la necessità di agire con urgenza per affrontare il calo della natalità dopo che, lo scorso anno, nel Paese che conta 125 milioni di abitanti si sono registrate meno di 800mila nascite. Negli anni Settanta i nati erano più di due milioni l’anno.”Il Giappone è sul punto di non poter continuare a funzionare come società”, ha detto Kishida in un incontro con i deputati. ”Non possiamo aspettare e non possiamo rimandare di concentrare la nostra attenzione sulle politiche riguardanti l’infanzia e l’educazione dei figli”, ha aggiunto. Numeri molto simili a quelli italiani: nel nostro paese, che conta circa 59 milioni di abitanti, nel 2021 ci sono stati 400.249 nuovi nati (quasi la stessa proporzione giapponese). Oggi, il Sole 24 Ore dedica due pagine all’argomento, e scatta una fotografia della situazione europea, dalla quale emerge che il numero di figli per donna cresce anche in Repubblica Ceca e Romania. L’Italia in fondo alla classifica con Spagna e Malta tra i Paesi meno fecondi. La scorsa settimana, Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia la famiglia, la natalità e le pari opportunità ha lanciato l’allarme: il nostro Paese sta ormai vivendo un “inferno demografico”: abbiamo 10-15 anni per “provare a invertire la tendenza prima che diventi irreversibile”. Per riuscirci sono diverse le misure economiche e di sostegno alle famiglie che è necessario mettere in campo, seguendo l’esempio di Paesi virtuosi come la Francia. Ne parliamo con Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano.

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