È già allarme demografico

30/12/2020
ITALIAOGGI
È già allarme demografico ITALIAOGGI

Il big-bang del declino demografico doveva essere il 2031, in quell’anno il differenziale in Italia tra mortalità e nascite avrebbe dovuto superato il livello di guardia. Il Covid sta drasticamente avvicinando quella data poiché si intrecciano la potenza letale del virus e il crollo del desiderio fecondativo. È incominciata una recessione demografica che avrà non poche conseguenze socio-economiche.

Alcuni aspetti della questione sono analizzati nel Rapporto Demografia e Covid-19 appena redatto da un gruppo di esperti del Dipartimento per le politiche della famiglia (Presidenza del consiglio), coordinati da Alessandro Rosina, docente di Demografia all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Secondo il Rapporto: «Con il perdurare dell’emergenza sanitaria, nel 2020 ci si attende un crollo dei matrimoni, una fortissima contrazione della mobilità interna e internazionale e a partire dal mese di dicembre anche effetti sulle nascite.

Questi effetti si propagheranno anche negli anni successivi. Il fatto è che il clima d’incertezza e le crescenti difficoltà di natura materiale (legate a occupazione e reddito) orienteranno negativamente le scelte di fecondità delle coppie italiane. I 420 mila nati registrati in Italia nel 2019, che già rappresentano un minimo mai raggiunto in oltre 150 anni di Unità nazionale, potrebbero scendere, sulla base delle tendenze più recenti, a circa 408 mila nel corrente anno».

La popolazione italiana scivola al di sotto dei 60 milioni. A fine anno i decessi totali nel nostro Paese saranno 700mila, mai così tanti dal 1944, col Covid che ha provocato una brusca accelerata: fino al 26 dicembre il virus aveva fatto registrare 71.620 vittime (di cui un migliaio di età inferiore ai 50 anni), quindi l’anno si chiuderà con oltre 73 mila vittime da epidemia. Ne consegue un numero che fa paura a livello demografico poiché il saldo negativo (700 mila decessi e 408 mila nascite) è di quasi 300 mila unità.

Spiega il Rapporto: «Diversi autorevoli studiosi dei comportamenti riproduttivi della popolazione hanno sentito l’esigenza di mettere in guardia da una lettura superficiale del lockdown come occasione per i partner di una maggiore frequentazione sessuale, con aumentato rischio di gravidanze. In realtà, diversamente da quanto accaduto a seguito delle grandi crisi storiche – per esempio in Europa e in particolare in Italia all’indomani della Seconda guerra mondiale – siamo ben lungi dall’attenderci un nuovo baby boom, quanto piuttosto una riduzione o al più una stagnazione della fecondità, a causa delle crescenti incertezze economiche, del clima di paura e di pessimismo, e del perdurare delle disparità di genere all’interno delle famiglie».

LEGGI ARTICOLO COMPLETO