Giovani, i grandi dimenticati della politica italiana

06/12/2023
VITA MAGAZINE
Giovani, i grandi dimenticati della politica italiana VITA MAGAZINE

L’ultimo rapporto del Censis sulla società italiana non restituisce un quadro lusinghiero del nostro Paese, una terra di «sonnambuli», caratterizzata da scelte politiche poco lungimiranti e avviata verso un declino demografico che pare inesorabile (nel 2050 avrà perso 4,5milioni di residenti). A fare le spese di questa situazione sono e saranno soprattutto i giovani, generazione in fuga, trascurata dalla politica e poco rappresentata nei luoghi di potere. Gli italiani dai 18 ai 34 anni sono oggi poco più di 10milioni, il 17,5% del totale (nel 2003 erano il 23%); contano poco in politica, sia come elettori – se teniamo conto anche del fatto che i minori non votano, il peso del voto delle nuove generazioni è estremamente basso – che come eletti. Non molti ruoli istituzionali, infatti, sono svolti da persone sotto i 40 anni. In questo clima, non stupisce la fuga verso l’estero: gli iscritti per l’espatrio giovani e giovanissimi, solo nell’ultimo anno, sono 50mila, il 60,4% del totale.

«I giovani italiani non vedono riconosciuto il loro ruolo all’interno dei processi di crescita e sviluppo del territorio in cui vivono», dice Alessandro Rosina, professore di demografia e statistica sociale dell’università Cattolica di Milano. «L’Italia investe meno degli altri Paesi sulla formazione: abbiamo una dispersione scolastica più alta rispetto alla media europea, abbiamo una percentuale maggiore di Neet – ragazzi che non lavorano e non studiano per le difficoltà della transizione tra scuola e lavoro – e un numero più basso di giovani che arrivano alla laurea». Si investe poco in politiche attive del lavoro, in ricerca e innovazione; in tutti quegli ambiti, insomma, in cui le idee delle nuove generazioni possono diventare nuovi prodotti e servizi per il mercato. L’Italia ha anche un rapporto tra debito pubblico e Pil tra i peggiori d’Europa; uno squilibrio che va a pesare soprattutto su chi deve ancora costruirsi un futuro.

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