Giovani. Sempre più attenti alla sostenibilità, ma chiedono garanzie

Dopo i difficili anni della pandemia, i giovani si attendono la realizzazione dei progetti contenuti nel Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione Europea, in modo da mettere al centro «la valorizzazione del capitale umano delle nuove generazioni» e delle competenze per la transizione digitale e verde.

Una sfida fondamentale per l’Italia, che deve fare i conti con la disoccupazione giovanile. Secondo Eurostat, infatti, il numero di disoccupati e inattivi under 35 risulta al 23%: oltre tre milioni dei nostri giovani non studia né lavora e nemmeno ne cerca uno ed è la percentuale più alta d’Europa. Tuttavia i giovani italiani – per oltre il 60% – hanno maturato «una visione dell’economia che inglobi inclusività, sostenibilità sociale e ambiente, valorizzazione delle diversità». È quello che emerge dal Rapporto Giovani 2022 dell’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori, l’ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si tratta dell’edizione numero nove dell’indagine sulla condizione giovanile in Italia curata dall’Osservatorio Giovani del Toniolo, nato nel 2011, e coordinato da Alessandro Rosina, che ha partecipato come esperto al Sinodo dei giovani del 2018. I dati del Rapporto sono stati raccolti in quattro indagini con interviste, tra l’aprile 2021 e il gennaio 2022, due su un campione di giovani dai 18 ai 34 anni di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna e due su giovani italiani. Dopo il 2021, che è stato «l’anno della progettazione della nuova fase di sviluppo del Paese dopo l’impatto inedito e inatteso della pandemia – spiega Rosina nell’introduzione – il 2022 segna l’inizio di una nuova fase». E per non vanificare le tante speranze e aspettative suscitate dal Pnrr e dalle risorse che l’Ue, attraverso il fondo Next Generation Eu, ha destinato alla ripresa dell’Italia, aggiunge, «non si tratta di riprendere il percorso precedente, ma cogliere l’occasione per mettere le basi di un nuovo progetto di Paese». Che non sia preoccupato tanto della crescita del Pil, ma della «qualità dell’occupazione creata» e della crescita «degli indicatori di benessere e sviluppo sostenibile». Il Rapporto Giovani 2022, presenta nella prima parte i quattro fronti su cui si giocano le sorti di una ripresa che possa far leva sulle intelligenze, le energie e la vitalità delle nuove generazioni: le nuove modalità di formazione e le nuove competenze; i nuovi lavori; i nuovi nuclei familiari; le nuove forme di partecipazione sociale. Nella seconda parte si approfondiscono condizione e aspettative delle categorie alle quali il Pnrr si rivolge: oltre ai giovani, le donne, chi vive al Sud e nelle aree economicamente meno dinamiche del Paese. Si aggiunge un focus sulla componente straniera e immigrata. Visti i dati drammatici sull’attuale occupazione giovanile in Italia, che è l’unico Paese dell’Ue con un tasso di occupazione dei giovani tra i 25 e i 29 anni sotto il 60%, e dove è concentrato sotto i 35 anni il rischio di avere un reddito di lavoro basso e di non svolgere un’attività adeguata al proprio titolo di studio, i giovani vanno messi nelle condizioni di «accedere a un lavoro di qualità e abilitante».

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