Giovani senza: l’Italia che non scommette sul futuro

20/01/2018
RADIO ARTICOLO 1
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Nel paese dei giovani “senza”. Senza scuola, senza formazione, senza lavoro. È la fotografia impietosa scattata dall’ultimo Rapporto dell’Istituto Toniolo che conferma un dato drammatico. In Italia i Neet – i giovani, cioè, che sostanzialmente “non fanno nulla” – sono 2,2 milioni, ben il 24 per cento dei coetanei. Una percentuale che ancora una volta ci pone in coda a quasi tutti i paesi europei, visto che nel continente questo contingente è al 14 per cento, addirittura 10 punti sotto.

Tanto rumore per nulla: Garanzia Giovani, tirocini, alternanza scuola-lavoro, riforma dei servizi all’impiego – strumenti e misure sui quali negli ultimi anni si è posta una grande enfasi – non hanno dunque smosso neanche una virgola. “Siamo tra i paesi che meno valorizzano i propri giovani – commenta sconsolato Alessandro Rosina, sociologo e tra i massimi esperti del tema –. Perlopiù in Italia i giovani vengono utilizzati come manodopera da pagare il meno possibile, anziché come una risorsa che può diventare una leva per la competitività delle imprese e dell’intero sistema economico”. Rosina mette sotto accusa, in particolare, la transizione scuola-lavoro che è molto debole “già in partenza, ovvero nella scuola, da cui troppi giovani escono con fragilità e vulnerabilità rispetto a ciò che è veramente spendibile nel mondo del lavoro”. Se a questo aggiungiamo la pochezza delle nostre politiche attive del lavoro, per il sociologo il risultato è che “molti ragazzi finiscono per perdersi in questo percorso di transizione e non riescono poi a trovare una collocazione adeguata nel sistema produttivo”.

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