Il voto dei giovani nella storia d’Italia

26/08/2022
Il voto dei giovani nella storia d’Italia CORRIERE DELLA SERA

Non fidarti di nessuno con più di 3o anni. La frase simbolo dei moti rivoluzionari degli Anni 6o e 70 oggi è più attuale che mai. I giovani nel 2022 hanno perso la forza e il peso politico delle generazioni precedenti ma hanno aumentato la loro sfiducia nei confronti della classe parlamentare.

Il 42,7% dei ragazzi, tra i 18 e i 34 anni ha dichiarato di essere indeciso o di astenersi dal voto alle elezioni del 25 settembre. Un dato allarmante che supera l’astensionismo dell’elettorato generale, pari a 38,7%. C’è un’aria di sfiducia e disinteresse opposta a quella che si respirava nel secondo dopoguerra.

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«La consistenza demografica dei giovani era rilevante. L’opposto della situazione attuale», spiega Alessandro Rosina, professore di demografia nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano. «I primi tre decenni del dopoguerra vengono chiamati i “Trenta gloriosi” perché sono anni di crescita e protagonismo dei giovani. Sicuri di sé, con un ruolo politico e condizioni migliori rispetto a quelle dei genitori»

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Rosina parla di un «cambiamento antropologico». Le generazioni che si affacciano al voto «dopo la caduta del muro di Berlino sono post ideologiche, con un pensiero politico più fluido. La polarizzazione tra democristiani e comunisti salta completamente. La propensione al voto si basa sull’offerta politica del momento».

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«Per conquistare i giovani bisogna essere credibili, coerenti. Serve un cambio di passo. O si sta da una parte o dall’altra», dice Chiara Gribaudo, 41 anni, deputata del Pd con delega “missione giovani”, uno dei punti di riferimento dei Giovani Democratici. «Vogliamo ripartire con una partecipazione più strutturata e riattivare quella parte di elettorato che è venuta a mancare a causa di un totale disinvestimento nei giovani. L’obiettivo del Pd è aumentare il bacino di 75mila iscritti e ricreare un rapporto con i movimenti studenteschi». «Alla politica chiediamo che parlino non solo di noi ma con noi», dice Fabio Roscani, 31 anni, presidente di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia. Organizzazione che dal 2017 è passata da iomila a 5omila iscritti. «I giovani italiani vengono definiti come bamboccioni e untori, ma nessuno si ricorda che siamo state una delle categorie più colpite, rimasti senza scuola e senza sport», afferma Roscani. «Chiediamo di poter costruire il nostro futuro in questa nazione. Di comprare casa, mettere su famiglia, trovare lavoro, senza essere costretti a cercare fortuna altrove. Vogliamo essere ascoltati»