In classe per riavvicinarci

24/06/2020
COLLETTIVA
In classe per riavvicinarci COLLETTIVA

Abbiamo parlato, sbagliando, di distanziamento sociale ed è questo che alla fine abbiamo prodotto: un aumento delle diseguaglianze. Credo quindi che alla ripresa, a settembre, l’obiettivo debba essere il riavvicinamento sociale”. Così Alessandro Rosina, che insegna Demografia e Statistica sociale nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, il quale ammette in ogni caso che la didattica a distanza, oltre a essere ovviamente inevitabile in lockdown, “ha dato una spinta all’uso delle nuove tecnologie, ci ha costretti a comprendere l’importanza di possedere competenze digitali da parte di docenti e studenti, facendoci però anche capire quanto queste in molti casi siano carenti. Si è trattato insomma di un grande stress test del nostro sistema scolastico. È una consapevolezza importante: il mondo oggi richiede che quelle competenze ci siano. E non parlo solo di competenze tecniche, ma anche del senso che si dà a questo apprendere con nuovi strumenti e a come utilizzarli bene per produrre valore”.

Tutti hanno anche evidenziato però i grandi limiti della didattica a distanza…

Certamente. Il primo è che la dad non si può improvvisare. Non è solo questione tecnica ma anche antropologica: bisogna capire come le nuove tecnologie possano essere usate per arricchire, senza sostituirle, le modalità di insegnamento tradizionale. Anche perché queste novità possono andare incontro a sensibilità e interessi delle giovani generazioni. Per questo dobbiamo investire al rialzo su tecnologia e, appunto, “antropologia”. Ecco, da quello che abbiamo visto in questi mesi, questi aspetti qui non sono andati benissimo.

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