Lavoro. In 20 anni persi 2 milioni di giovani

05/02/2025
Lavoro. In 20 anni persi 2 milioni di giovani IL SOLE 24 ORE - 5 Febbraio 2025

ESTRATTO:

(…) Il campanello d’allarme è soprattutto per i giovani. Qualche settimana fa un focus del Cnel, curato dal consigliere esperto Alessandro Rosina, attingendo dai numeri Eurostat, ha evidenziato come siamo messi piuttosto male nel confronto internazionale. L’Italia è in[1]fatti il paese in cui lo squilibrio demografico si riflette maggiormente sugli occupati. Da noi la fascia 25-34eß conta poco più di quattro milioni di unità, un milione in meno rispetto alla fascia 55-64 anni (oltre 5 milioni di occupati). In percentuale si tratta quasi di un 20% in meno degli occupati più giovani rispetto ai più maturi. La Germania si trova con un 10% in meno. La Spagna vede attualmente un equilibrio tra tali due classi. La Francia, al contrario, registra circa il 20% in più della fascia 25-34rispetto alla fascia 55-64. Nel confronto competitivo nei processi di crescita e sviluppo con gli altri grandi paesi europei ci troviamo quindi, a parità di forza lavoro, con una componente molto più debole degli under 35.

Il ribaltamento tra presenza giova[1]ne e matura nella popolazione in età attiva italiana è un processo sottovalutato da governi e politica di tutti i colori, e che ha subito una forte accelerazione negli ultimi vent’anni: si è passati da una fascia 15-34 più abbondante di circa 3 milioni di persone rispetto a quella 50-74 nel 2004, a una situazione oggi completamente ribaltata in cui la fascia più matura presenta oltre 4 milioni di persone in più rispetto a quella più giovane.

Denatalità e mismatch Il problema parte da “culle” sempre più vuote. Nel 2004 sono nati 562.599 bambini, nel 2023 ci siamo fermati a 379.890. Tutto ciò si sta vedendo, prepotentemente, nella scuola. Ogni anno, a settembre spariscono 100 mila studenti tra i banchi, e non a caso uno dei nodi più spigolosi degli ultimi mini[1]stridi Viale Trastevere è quello di come 23,8% contenere un organico docenti (oggi intorno alle 85omila unità) extralarge rispetto alla popolazione scolastica e un numero di plessi (circa 40mila) che si stanno piano piano svuotando. Nei prossimi 15-20 anni, secondo stime accreditate, ci troveremo di fronte circa 10 mila edifici scolastici “disabitati” da riutilizzare.

Al crollo dell’occupazione giovanile si affianca in prima battuta un mismatch che ormai ha raggiunto un ingresso su due, e nella stragrande maggioranza dei casi ciò accade proprio perché non si trovano i candidati (fonte Excelsior, Unioncamere).