L’indentikit del nuovo emigrante: giovane, laureato e diretto all’estero

17/06/2015
LA REPUBBLICA
L’indentikit del nuovo emigrante: giovane, laureato e diretto all’estero LA REPUBBLICA

Chi sono i nuovi emigranti italiani? I giovani del Sud. Ed in particolare quelli che hanno un grado di istruzione a livello di laurea o di diploma. Vera e propria nuova grande fuga dei “cervelli” che si  materializza in un preoccupante 84,4% di ragazzi e ragazze in età da lavoro nati nelle regioni meridionali, ma pronti a trasferirsi ovunque pur di trovare una occupazione stabile. Se le offerte arrivano dall’estero tanto meglio. Dell’84,4 per cento disposto a partire, oltre il 50% dichiara di voler trasferirsi stabilmente all’estero per migliorare il proprio lavoro. Ma non è neppure snobbato il resto del nostro paese: infatti, il 34,2% prenderebbe maggiormente in considerazione anche lo spostarsi all’interno della penisola.  E’ quanto emerge dallo speciale focus sul mondo giovanile meridionale del Rapporto Giovani 2015: indagine promossa ed elaborata, in un campione di 5000 giovani tra i 19 e i 32 anni di qualsiasi orientamento  socio-politico e religioso, dall’Istituto Giuseppe Toniolo presieduto dal cardinale di Milano Angelo Scola, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo.

“Per i giovani del Sud – commenta il professor Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica Sociale dell’Università Cattolica di Milano e tra i curatori del Rapporto Giovani – risulta molto più drastica la decisione tra rimanere, ma doversi accontentare a rivedere al ribasso le proprie aspettative lavorative e i propri obiettivi di vita, o invece andarsene altrove. Solo il 16% è infatti indisponibile a trasferirsi. Se però in passato come destinazione prevaleva il Nord Italia, ora più della metà degli under 30 meridionali punta a un possibile volo direttamente all’estero. A progettare di andarsene sono ancor più i laureati e gli studenti, mentre i più rassegnati a rimanere sono i Neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano”. E questo significa che la disponibilità delle fasce giovanili meridionali ad emigrare per poter lavorare “tende ad impoverire non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente – avverte Rosina – la presenza dei giovani nel territorio di origine”. Ed infatti dal sondaggio emerge che in particolare il 73% di chi ha solo la scuola dell’obbligo è disposto a trasferirsi stabilmente (in Italia o all’estero), mentre la percentuale dei laureati sale all’86%. Mentre solo il 43% di chi ha titolo di studio “basso” è pronto ad andare all’estero. La decisione di spostarsi dei giovani del Sud è legata non solo alle minori opportunità di trovare lavoro (la quota di giovani che non studiano e non lavorano è superiore al 35% in molte regioni del Sud contro meno del 20% al Nord), ma anche alla più bassa qualità e soddisfazione per vari aspetti del lavoro svolto. Chi rimane nel Sud anche trovando lavoro, si trova maggiormente a doversi adattare a svolgere una attività non pienamente in linea con le proprie aspettative.

Se la soddisfazione sull’aspetto relazione è solo leggermente più bassa rispetto al resto del Paese, i divari sulla stabilità del lavoro e sul guadagno sono più marcati. In generale circa un giovane meridionale su tre non è soddisfatto del lavoro che svolge conto uno su quattro nel Nord (Tabella 3). Un motivo per andarsene è anche la bassa fiducia nelle istituzioni e in particolare nella possibilità che la politica locale sia in grado di migliorare le condizioni di vita e lavoro dei cittadini. La fiducia nelle istituzioni locali (comune e regione) è pari al 23% per i giovani italiani in generale, mentre scende al 17% per i giovani del Sud.