Lombardia, un paese per vecchi, giovani in fuga e culle vuote

02/12/2019
LA REPUBBLICA
Lombardia, un paese per vecchi, giovani in fuga e culle vuote LA REPUBBLICA

Crollo delle nascite, fuga verso l’estero e convivenze in aumento. È la fotografia di una regione, la Lombardia, che sta cambiando volto. E che per dinamiche demografiche si allontana da Milano, il suo baricentro dove la popolazione residente sta crescendo e aumenta la capacità attrattiva, mentre a livello regionale si sta avvicinando pericolosamente alle tendenze nazionali. I dati degli ultimi dieci anni raccontano una regione che sta rapidamente mutando pelle e che non riesce a prendere il volo.

I numeri raccontano meglio di ogni altra cosa la strada verso cui si sta dirigendo la regione più industrializzata del Paese. I nuovi nati del 2018 sono stati meno di 76mila, il 23 per cento in meno dei quasi 99mila registrati nel 2008. Un dato in linea con quello nazionale che si attesta al 24 per cento, segno di un paese che sta velocemente invecchiando. Anche dalla Lombardia si emigra verso l’estero. E parecchio. Un fenomeno che, stando ai dati dell’Istat, nell’ultimo decennio è più che raddoppiato. Il numero di cittadini residenti in Lombardia cancellati dall’anagrafe italiana per recarsi all’estero è passato dai poco meno di 15 mila del 2008 agli oltre 30 mila dell’ultimo anno. In questo stesso lasso di tempo la popolazione della regione è cresciuta del 3 per cento: 318 mila residenti in più per oltre 10 milioni di residenti. Per contro la regione sembra avere meno appeal da parte degli stranieri: il numero di trasferiti dall’estero verso la Lombardia si è ridotto di quasi un terzo, attestandosi sulle 66 mila unità.

Si incrementano di un terzo anche le convivenza. E le proiezioni sulla popolazione non sono delle migliori. Secondo i modelli previsionali dell’Istituto nazionale di statistica, fra dieci anni i giovani under 18 caleranno del 7 per cento mentre gli anziani over 70 cresceranno del 16. E si prospetta anche un calo del 12 per cento della fascia di popolazione, quella compresa fra i 30 e 50 anni, che con il proprio lavoro sostiene il sistema previdenziale e produce ricchezza.

Per spiegare le dinamiche demografiche lombarde Alessandro Rosina, docente di Demografia e statistica sociale presso la facoltà di Economia dell’università Cattolica, parte da coloro che preferiscono attraversare il confine per realizzarsi. “La Lombardia – spiega Rosina – è una regione molto grande e eterogenea. C’è la provincia di Milano che attrae ancora parecchio e quella di Bergamo dove le nascite sono in aumento. Ma quando i giovani – aggiunge – non trovano le condizioni per coltivare le proprie aspirazioni non vanno al Sud ma si recano all’estero. Stesso discorso, quando si vuole rafforzare il proprio curriculum”.

Passato il periodo in cui gli stranieri trasferiti in Italia formavano famiglie molto numerose, le nascite calano vistosamente. “Anche la denatalità – argomenta il demografo – è sintomo di qualcosa che non sta funzionando, che non consente a giovani e no di realizzare il proprio progetto di vita. Anche in questo caso paghiamo una capacità di attrazione molto debole, più vicina a quella dell’Italia”. Mentre “sulle convivenze occorre fare una precisazione: sono considerate tali anche le presenze nelle case per anziani che non vivono più in famiglia”. Esiste una ricetta per invertire il trend? Secondo Rosina sì, ma occorre fare in fretta. E snocciola quattro azioni da intraprendere prima possibile: “Investire su politiche a favore della famiglia per ridurre la denatalità; favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, non possiamo continuare con un tasso di occupazione di giovani e donne fra i più bassi d’Europa; adottare politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia e infine tornare ad essere attrattivi dall’estero. Occorre agire su tutte queste leve contemporaneamente – conclude – e non è detto che basti”.

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