Quell’inquietante ritorno ad Adamo

L’ultimo neonato del nostro Paese si chiamerà come il primo uomo sulla terra, Adamo. Sembra una distopica fatalità, ma è l’intelligente provocazione pubblicitaria congegnata dal team creativo dell’agenzia Dude per firmare la nuova comunicazione Plasmon. La campagna ha come obiettivo quello di sensibilizzare sulla decrescita demografica italiana, per portare all’attenzione di aziende e istituzioni le possibili aree di intervento per fare in modo che la profezia pubblicitaria non si avveri. Adamo infatti nascerà funestamente soltanto nel 2050, la sua storia, scritta e girata insieme a Beppe Tufarulo, viene raccontata attraverso le voci del suo papà e della sua mamma, dell’ostetrica, della maestra, comparse dal futuro per descrivere la difficile condizione di un bambino che nasce senza la compagnia dei suoi simili, costretto a crescere in un mondo di adulti, perché non siamo riusciti ad arrestare l’inesorabile tendenza negativa che fa registrare i livelli di natalità più bassi di sempre.

Per dare al tutto un cipiglio di autorevolezza e urgenza, arriva la testimonianza di Alessandro Rosina, demografo e docente dell’Università Cattolica: «Dobbiamo riuscire a passare dall’idea di un figlio come costo economico e come complicazione organizzativa per i genitori a intenderlo come valore collettivo su cui tutta la società ha convenienza ad investire». E come viene riportato dal sito Adamo2050.com, Plasmon ha individuato alcuni aspetti da portare all’attenzione di aziende e istituzioni.

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