Un inverno demografico nei mesi del primo lockdown

Li hanno chiamati i “figli del Covid”.

Sono i bambini concepiti nei mesi più incerti del 2020, tra la notte di Codogno che ha cambiato tutto, e il primo lockdown che ha amplificato paure e incertezze anche di chi, magari, (allora) un lavoro e una stabilità economica ce l aveva. Perché un impatto, soprattutto psicologico di quella prima ondata che ha reso nebuloso il futuro, c è stato. Ed è visibile nei dati dell Anagrafe che scattano un istantanea di ciò cheè accaduto nove mesi dopo: una frenata del 12 per cento delle nascite tra il novembre del 2020 e il gennaio del 2021 confrontate con lo stesso periodo dell anno precedente. Un calo, lo definisce il docente di Demografia e statistica sociale della Cattolica Alessandro Rosina, «rilevante, ma non drammatico, in linea con il resto del Paese e tutto sommato recuperabile». E, almeno al momento, recuperato.

Eppure, per Rosina il vero problema è un altro. Perché anche prima del Covid «la natalità era già particolarmente bassa e in continua diminuzione». Ed è in questa Milano, «che negli ultimi dieci anni si è allineata all andamento negativo dell Italia», che l incognita maggiore è «che cosa succederà oltre la perturbazione prodotta dalla pandemia e quale nuova normalità verrà costruita». Un punto di domanda e insieme una sfida che Rosina descrive così: «Bisognerà capire se si recupereranno solamente i concepimenti rinviati durante le varie ondate o se, invece, la nuova amministrazione sarà in grado di avviare un solido processo di ripresa delle nascite, con politiche più solide ed efficaci rispetto al decennio pre-pandemico». La ripresa ci sarà anche nelle culle?

Sono due Milano che hanno viaggiato in direzioni opposte. Da una parte c era la città che, prima del Covid, crescevae attirava residenti anche e soprattutto giovani, arrivando nel 2019 a superare quota 1,4 milioni. Dall altra c era la città che faceva sempre meno figli, passata dai 12mila nati fino al 2010 a meno di 10mila. È accaduto, per dire, nel 2019 della massima espansione, quando sono venuti al mondo 9.546 milanesi, e nel 2020, quando l asticella si è leggermente innalzata a 9.612. La prima ondata ha rallentato i progetti di vita delle famiglie, con le nascite calate del 12,4 per cento in tre mesi (dai 2.656 bambini tra novembre 2019 e gennaio 2020 ai 2.325 tra novembre 2020 e gennaio 2021). Solo una battuta d arresto momentanea?

Una prima (parziale) risposta arriva sempre dall Anagrafe. Al 31 luglio di quest anno — le registrazioni delle nascite nella seconda metà di agosto sono ancora in corso — erano nati 5.384 residenti in più. Il Municipio con più vagiti: l 8. Quello con le culle più vuote: l 1. E una percentuale di piccoli con genitori stranieri che si è assottigliata, scendendo al 21 per cento contro il 25 per cento del 2019. È un dato complessivo in linea con l andamento del 2020, anche soffermandosi sugli ultimi mesi: 786 a maggio (contro i 785 di un anno prima), 785 a giugno (734) e 732a luglio (766).

Ma quello che succederà da luglio in poi sarà rilevante perché ci dirà quale sarà stato, spiega Rosina, «l impatto della seconda ondata» del virus, iniziata lo scorso autunno, «che potrebbe essere, secondo le stime Istat, anche peggiore della prima». Il motivo? «Dopo la prima ondata c è stato un illusorio ritorno alla normalità che ha favorito il recupero», ma poi è arrivato quel secondo lockdown «che ha blindato il Paese a Natale e a Capodanno». Ancora una volta un possibile effetto psicologico negativo o amplificato dalle difficoltà economiche di quanti, nel frattempo, hanno perso il lavoro. La vera scommessa di Milano però ha un orizzonte ancora più lontano. Ed è riuscire a invertire la curva nei prossimi anni. «Diventando ad esempio come Berlino, una città non solo scelta perché offre maggiori opportunità di lavoro rispetto al resto del Paese, ma perché offre anche una qualità della vita e un livello di servizi sensibilmente migliore». E questo, dice Rosina, si fa garantendo «l accesso alla casa per le giovani coppie e con la conciliazione tra lavoro e famiglia».