Calo demografico, tre ricette per ripartire. Il massimo esperto Rosina: «Aiuti, servizi e congedi»

Professore di Demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano, Alessandro Rosina fa parte dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia ed è stato consulente del governo. Quando si parla di calo di nascite e invecchiamento della popolazione è una delle voci più autorevoli in Italia. «Invertire il trend — dice — si può, anzi si deve. Ma in 15 anni bisogna superare il tasso di fecondità europeo». Solo così si potrà frenare quell’emorragia di persone in età lavorativa: in Trentino, come messo in luce nell’assemblea di Confindustria, ce ne saranno 30mila in meno nel 2050, con una potenziale perdita di 2,2 miliardi di Prodotto interno lordo (il T di ieri).
Quali sono i fattori alla base della crisi demografica?
«Nelle società moderne avanzate come l’Italia i rischi di morte si sono ridotti notevolmente. Un bambino ha un’altissima probabilità di arrivare all’età dei genitori e andare oltre. Pertanto abbiamo un aumento degli anziani. Ma non solo. L’aumento dell’aspettativa di vita ricade anche sulla fecondità perché bastano due figli perché si arrivi a sostituire i genitori: il livello di equilibrio generazionale è sceso a 2 figli per donna. Il “problema” è che il trend dell’aspettativa di vita è proseguito e così la fecondità (numero medio di figli per donna, ndr) è scesa sotto i 2 figli. Oggi nessun Paese europeo riesce a mantenere una fecondità a 2, neanche la Francia e la Svezia, che hanno politiche familiari più solide».
Quando è iniziata la crisi demografica in Italia?
«A fine anni Settanta, quando il tasso di fecondità è sceso sotto i 2 figli. Nella prima metà degli anni Ottanta è crollato a 1,5. Da 40 anni l’Italia, non solo non ha una fecondità tale da garantire un equilibrio generazionale, ma è addirittura sotto 1,5 figli per donna. Questa è la grande differenza dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei. Il valore attuale è 1,25, tra i più bassi d’Europa. La media europea è 1,53».
Quali sono le conseguenze?
«L’Italia è uno dei Paesi europei che ha alimentato e sta alimentano più squilibri. Agli inizi degli anni Novanta è stato il primo Paese in cui la platea degli over 65 ha superato quella degli under 15. Più recentemente gli over 65 hanno superato anche gli under 25».

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