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“Protagonisti di quello che in modo iperbolico si chiama “Silver tsunami”, gli over 50 producono quasi il 50% del Pil e nel 2040 rappresenteranno il 75% dei consumatori. Negli ultimi 10 anni, inoltre, gli occupati senior sono passati da circa 5 a oltre 10 milioni (il 40% della forza lavoro), mentre i giovani, che già sono pochi, arrancano dietro a contratti precari. Uno sbilanciamento generazionale pericoloso per le prospettive previdenziali, e non solo. Come spiega Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica di Milano, «continuiamo ad avere sia l’organizzazione del lavoro sia il welfare pubblico centrati sulla figura del maschio adulto e fermi al modello costruito negli anni ’50, quando in casa c’erano tanti figli e le donne non lavoravano. Ora ci sono tante persone in azienda, ma in età più matura, e non è la stessa cosa avere come dipendente un/a 40enne o un/a 60enne. Occorre, quindi, organizzarsi: un/a 60enne non può lavorare come un/a 40enne, ma può lavorare molto meglio rispetto a un/a 60enne di 20 anni fa. Nel nostro Paese persiste ancora un malinteso: a 60 anni ti dicono “o vai in pensione o lavori come un/a 40enne”. Queste due opzioni estreme non funzionano».



