Come sarà il lavoro dopo il virus? I 7 trend della nuova occupazione

04/05/2020
IL SOLE 24 ORE PLUS
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Le previsioni sono drammatiche: un miliardo e mezzo di persone, quasi la metà della forza lavoro nel mondo, potrebbe cadere in povertà a causa della crisi provocata dal coronavirus. Secondo  l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo), per questi lavoratori lo stipendio si è ridotto in media del 60% in un mese e «senza fonti alternative di reddito – avverte l’Ilo – non avranno mezzi per sopravvivere». In Italia – mentre l’Istat certifica a marzo un boom di inattivi (+301mila rispetto al 2019), nel Def c’è la previsione di oltre mezzo milione in meno di posti di lavoro entro la fine dell’anno.
Un’era si è chiusa e ora è inevitabile chiedersi: come sarà il lavoro dopo l’emergenza Covid19? Quali sono gli scenari che si stanno prefigurando? Mentre qualcuno si accanisce sui dibattiti “remote working o smart working” – sottolinea una studio della società EY per Il Sole 24 Ore – rischiamo di non accorgerci che le economie stanno per lasciarsi alle spalle il lavoro per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 100 anni.

E che dire dei giovani? I dati di una indagine internazionale promossa dall’Istituto Toniolo, mostrano come i ragazzi italiani siano i più preoccupati in Europa per l’impatto dell’emergenza sanitaria. Quasi due under 35 su tre si aspettano conseguenze complessivamente negative sull’economia e sui livelli occupazionale del paese. Il 42% ha toccato con mano, dall’inizio della crisi, un peggioramento della propria condizione personale di lavoro.

“Le ricadute maggiori sono sentite da chi era alla ricerca di lavoro prima del lockdown o aveva una occupazione instabile. – spiega Alessandro Rosina docente di demografia all’università Cattolica di Milano -, d’altro lato è attraverso i loro occhi che la realtà che cambia trasforma modi di pensare e di agire che plasmano la società futura. È allora interessante vedere come gli intervistati intravedano anche un possibile impulso positivo nel post Covid soprattutto  sulle competenze digitali, sulle nuove tecnologie nel mondo del lavoro e sul commercio online. Ma si sentono anche, più aperti verso nuove opportunità e più capaci di far  fronte ai cambiamenti. Questa energia positiva va incoraggiata perché è il miglior carburante che il Paese può mettere nel motore di un nuovo processo di crescita del paese”.

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