EFFETTI SOCIALI DEL CORONAVIRUS

16/04/2021
INSURANCE REVIEW
EFFETTI SOCIALI DEL CORONAVIRUS INSURANCE REVIEW

L’Italia è arrivata male alla sfida del coronavirus. Poco benessere, scarsa crescita, alta disoccupazione, debito pubblico eccessivo, squilibri demografici e disuguaglianze (di reddito, genere, territorio e generazione) in aumento. Insomma, tutto quello che non serve per affrontare una crisi inaspettata che ha avuto (e sta avendo) un forte impatto sul nostro assetto sociale, economico e produttivo. Il risultato è che le criticità di ieri permangono anche oggi. E potranno aggravarsi ulteriormente domani.
Per Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, i problemi dell’Italia vengono da lontano. “Per delineare l’impatto della pandemia bisogna tornare indietro, almeno all’ingresso del nostro Paese nel XXI secolo”, dice. “L’Italia – aggiunge – non ha interpretato bene le esigenze e le peculiarità del secolo che si è aperto vent’anni fa, non è stata in grado di dare il meglio di sé: lo vediamo da indicatori come la crescita economica, il benessere sociale, il debito pubblico, l’andamento demografico e le disuguaglianze”. La pandemia di Covid-19 non ha dunque fatto altro che mettere in mostra ed esacerbare una situazione resa già precaria da un approccio sbagliato alle peculiarità del nuovo secolo. “È difficile affrontare momenti di crisi quando ci sono fragilità di questo tipo”, osserva Rosina. In questo contesto, anche elementi di forza rischiano di venir travolti dall’emergenza coronavirus: secondo la decima edizione de Il benessere equo e sostenibile in Italia dell’Istat, la speranza di vita alla nascita è passata dagli 83,2 anni del 2019 agli 82,3 anni del 2020. L’Italia resta comunque uno dei Paesi più longevi del panorama internazionale, ma meno di prima.

NUOVE GENERAZIONI DIMENTICATE

Gli effetti sociali della pandemia si fanno già sentire. Le giovani generazioni, per esempio, si sono trovate improvvisamente strette fra chiusure, lockdown e didattica a distanza, senza strumenti adeguati per costruire nel presente le basi del loro (e del nostro) futuro. “Il mondo cambia con le nuove generazioni: se non riconosciamo la novità che arriva dai più giovani – riflette Rosina – rischiamo di trasformare il cambiamento in un peggioramento”. Per questo, prosegue, “è necessario investire in formazione, ricerca, sviluppo e innovazione per consentire alle proprie generazioni di esprimere pienamente le proprie potenzialità”.
Il problema è che tutto ciò non è stato mai fatto. E non verrà sicuramente fatto oggi che siamo nel pieno di una pandemia. “Non ci sono adeguati investimenti sui giovani, tutto è lasciato alle capacità delle singole famiglie e ciò, come ha testimoniato anche l’esperienza del lockdown, può contribuire ad allargare le disuguaglianze sociali: oggi devi scegliere bene la famiglia in cui nascere, altrimenti dovrai scegliere bene il Paese in cui emigrare”, dice Rosina. Scarsa formazione, alta dispersione scolastica, difficoltà nel passaggio dalla scuola al lavoro per l’assenza di efficaci politiche attive: sono questi gli effetti di anni di mancati investimenti nelle nuove generazioni. Senza dimenticare il dato sui neet, ossia i giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano un corso di formazione: nel 2020, secondo il rapporto dell’Istat, l’indicatore è schizzato nel 2020 al 23,9%, mettendo a segno il rialzo più marcato di tutta Europa.

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