Identikit dei giovani “indisponibili al lavoro”, in Italia sono 600mila

01/04/2016
LINKIESTA
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Oltre gli occupati e i disoccupati, nel mercato del lavoro esistono anche gli inattivi. Sono quelle persone in età lavorativa che, per una miriade di motivi diversi, un impiego invece non ce l’hanno. Quando sono giovani li si chiama Neet, acronimo che sta per “not in education nor in employment or training”, cioè non impegnati in un percorso di istruzione, di formazione o di lavoro.

All’interno dei Neet c’è un ulteriore segmento misconosciuto ai più: quello di coloro che non solo non cercano un lavoro, ma dichiarano anche che non sarebbero disponibili a iniziare a lavorare nemmeno se ne avessero la possibilità.

Questo segmento conta in Italia alcune centinaia di migliaia di persone; restando solo sui giovani, parliamo per il 2015 di 543mila under 30, nel 69% dei casi donne e nel restante 31% uomini. Di questi uno su dieci ha una laurea o qualifiche post-universitarie, invece quasi la metà – 259mila – è costituita da persone con bassissimo titolo di studio (terza media o meno). Volendo estendere e considerare una fascia di età più ampia, 15-34 anni, i Neet “indisponibili al lavoro” sono 878mila e tra loro la percentuale di donne si innalza ulteriormente (76%), anche perché aumenta la probabilità che a quell’età abbiano uno o più figli – l’età media a cui si arriva al primo figlio per le donne in Italia non a caso è intorno ai 30 anni.

Il dato più problematico riguarda quella minoranza che dichiara di aver rinunciato a cercare lavoro: una quota minoritaria ma a forte rischio di impoverimento e marginalizzazione sociale.
Alessandro Rosina
«La maggior parte dei Neet dichiara di essere in cerca di un lavoro» riflette Alessandro Rosina, direttore del dipartimento di Scienze statistiche dell’università Cattolica dei Milano e curatore del Rapporto Giovani dell’istituto Toniolo, nonché autore del libro “Neet, giovani che non studiano e non lavorano” pubblicato pochi mesi fa. «In realtà non sappiamo quanto intensamente lo stia facendo – informandosi, inviando curriculum, leggendo gli annunci, chiedendo ad amici e conoscenti, e così via» continua «o se abbia solo la percezione di farlo, cioè, se sia in attesa passiva che qualcuno gli faccia delle proposte.»

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