Il mondo in movimento: oltre 300 milioni di migranti entro il 2030

16/09/2020
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Nell’ottobre del 2019 il World migration report ha aggiornato le statistiche delle migrazioni a livello globale. Secondo il Rapporto, il numero di persone che vivono in un Paese diverso da quello in cui sono nate continua a crescere, anche in modo più accelerato rispetto alla stessa crescita della popolazione. Nel 2000 le persone che si trovavano in tale condizione erano il 2,8% degli abitanti del Pianeta, salite a 3,2% nel 2010 e a 3,5 oggi: in valore assoluto si tratta di 272 milioni. È quindi verosimile che prima del 2030 si arrivi abbondantemente sopra i 300 milioni. Come rivelato da un’indagine Gallup,si sposterebbe in un altro Paese se ne avesse la possibilità. Uno su cinque (158 milioni) vorrebbe andare negli Stati Uniti; circa 30 milioni di persone sceglierebbero Canada, Germania, Francia, Australia o Regno Unito.

I fattori demografici ed economici che hanno agito sui flussi migratori negli ultimi decenni continueranno ad essere ben presenti anche fino e oltre il 2030. Tuttavia, ragiona Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, “l’immigrazione internazionale è un fenomeno complesso e delicato, difficile da prevedere oltre che da governare. Tra i fattori che la alimentano ci sono gli squilibri e le disparità tra le varie aree del mondo in termini di ritmi di crescita della popolazione, di composizione per età, di benessere materiale e di opportunità di lavoro. Tipicamente gli spostamenti vanno dai Paesi con maggior pressione demografica, con abbondanza di giovani ma con basse prospettive di miglioramento della propria condizione. Ma agiscono anche fattori meno prevedibili, come l’instabilità politica e quella climatica, che possono produrre nel breve periodo eventi negativi che portano ad una intensificazione degli spostamenti, alimentando soprattutto i flussi di profughi e richiedenti asilo. Tra i fattori non sempre prevedibili, “continua Rosina, “ci sono anche i cambiamenti delle politiche sul governo dei flussi da parte dei Paesi di arrivo e sul tipo di accordi tra Paesi di partenza e destinazione. L’impatto stesso della pandemia di Covid-19 può portare a maggiori restrizioni sulla mobilità internazionale”.

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