Rosina: “Perché la demografia rischia di condurre l’Italia in un circolo vizioso”

09/03/2023
Rosina: “Perché la demografia rischia di condurre l’Italia in un circolo vizioso” WALL STREET ITALIA

Il progressivo aumento degli anziani e il calo dei giovani lavoratori in Italia sono sotto gli occhi di tutti. La scorsa settimana l’Istat ha diffuso la sua rilevazione sulla forza lavoro, secondo cui nel decennio 2012-2022, gli occupati, con un’età compresa tra i 15 ed i 34 anni sono calati del 7,6%, mentre sono cresciuti del 68,9% i lavoratori con un’età superiore a 65 anni. Abbiamo intervistato sul tema Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia e statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano e scrittore. Il suo ultimo libro è “Storia demografica d’Italia. Crescita, crisi e sfide” (con R. Impicciatore, Carocci editore, 2022).

Quanto sta invecchiando la popolazione in Italia?

L’invecchiamento della popolazione è conseguenza dell’aumento della longevità, ma ancor più della riduzione della natalità, che aumenta il peso relativo degli anziani riducendo il numero di giovani (processo di “degiovanimento”).

Quando il tasso di fecondità (numero medio di figli per donna) rimane posizionato attorno a due, la popolazione smette di crescere, o diminuisce lentamente. Nel caso, invece, rimanga persistentemente sotto, le generazioni più giovani diventano via via di meno rispetto a quelle precedenti e la popolazione va a declinare. Ma soprattutto si determina una progressiva alterazione strutturale che tende ad avere forti ripercussioni negative sul fronte sociale ed economico.

Detto in altre parole, se un Paese mantiene una fecondità vicino al rimpiazzo generazionale, l’aumento della longevità fa conquistare gradualmente anni di vita in età avanzata senza far mancare la forza di sostegno della popolazione in età attiva. Se invece, come in Italia, la fecondità rimane a lungo sensibilmente sotto tale soglia, il costo dell’aumento della longevità – in termini di spesa per pensioni e salute pubblica – diventa sempre meno sostenibile, perché la denatalità va progressivamente ad erodere l’asso portante della popolazione attiva indebolendo così la capacità del paese di produrre ricchezza, ma anche far funzionare e rendere sostenibile il sistema di welfare.

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