Un giovane su due non vuole votare: «I partiti non hanno niente da dirmi»

23/01/2018
IL SOLE 24 ORE
Un giovane su due non vuole votare: «I partiti non hanno niente da dirmi» IL SOLE 24 ORE

[…] Alessandro Rosina, docente di Demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano, spiega che i giovani si sentono vittime di una specie di scippo generazionale: «La convinzione forte – dice – è di vivere una condizione di svantaggio in termini di investimenti, spazi e opportunità rispetto sia alle generazioni precedenti sia ai coetanei degli altri paesi sviluppati». L’errore, però, è di interpretare la scarsa propensione al voto come sinonimo di un disimpegno diffuso. I cosiddetti under 25 vogliono «contare qualcosa» nel dibattito pubblico enelle decisioni che riguardano il paese, salvo sentirsi ghettizzati rispetto alle scelte politiche di partiti che non riescono a intercettarne le esigenze. Da qui, secondo Rosina, si tracciano quattro vie d’uscita: «La prima è quella di contribuire ad azioni concrete e costruttive dal basso, come nel caso dell’innovazione sociale e del volontariato – spiega – la seconda è quella della via verso l’estero, la terza è la rassegnazione che porta alla crescita dell’astensione elettorale». La quarta è l’appoggio attivo o passivo alle sigle populiste, viste in larga parte come una valvola di sfogo per quelle «insoddisfazioni e frustrazioni» appena sorvolate dai partiti tradizionali. La stessa ragione che ha fatto smarrire il dualismo destra-sinistra, rimpiazzato secondo Rosina da quello del «grado di apertura o chiusura verso i grandi processi di cambiamento – dice – Oggi tutto nella vita dei giovani italiani è schiacciato in difesa, compreso il voto: senza proposte catalizzanti e convincenti prevalgono astensionismo e voto di protesta». La fuga dei neoelettori dalla politica si espande all’interno di sezioni giovanili e sindacati studenteschi, vecchie fucine di un impegno che nasceva anni prima del timbro su una tessera elettorale.

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