Un decennio di sguardi sull’Italia. Non è un Paese per giovani

Con l’edizione del 2022, rinnovata anche nella veste grafica, si rafforza l’impegno del “Rapporto giovani” ad essere uno strumento utile per leggere la realtà variegata, complessa e in continua evoluzione delle nuove generazioni

Correva l’anno 2012 ed eravamo nel bel mezzo di quella che verrà ricorda come la “Grande recessione”. Giornali e notiziari televisivi erano pieni di titoli sul continuo peggioramento del tasso di disoccupazione giovanile, suscitando grande preoccupazione per la condizione e il destino di una intera generazione. L’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo nasce in quell’anno con l’obiettivo di costruire uno strumento solido e continuo nel tempo di studio e analisi della realtà dei giovani con una metodologia di indagine ispirata alle migliori esperienze europee. Non solo in grado di fornire dati sulla condizione oggettiva delle nuove generazioni, ma di cogliere anche il loro sguardo soggettivo sulla propria realtà e sulle trasformazioni del proprio tempo.

Le indagini rappresentative a livello nazionale sulla fascia tra i 18 e i 34 anni condotte in collaborazione con Ipsos, hanno costituito la base informativa – ulteriormente arricchita da rilevazioni internazionali in grado di fornire un quadro comparativo con i coetanei europei, focus locali e studi qualitativi – dei dati e delle analisi pubblicati con cadenza annuale sul “Rapporto giovani” (edito da il Mulino) e realizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo.

Le edizioni del Rapporto giovani di questi dieci anni raccontano di come i giovani hanno vissuto l’impatto della Grande recessione, il periodo successivo di uscita, fino all’impatto della pandemia. Un periodo in cui l’Italia ha fallito sostanzialmente il compito di rafforzare il ruolo delle nuove generazioni nei propri processi di sviluppo. La popolazione in età 18-34 anni è diminuita di oltre un milione di persone (da 11,4 a 10,3 milioni). Il numero di giovani-adulti (25-34 anni) nella condizione di NEET (coloro che non studiano e non lavorano) è rimasto il più alto in Europa, pari a circa 2 milioni. Si è consolidata la consapevolezza di vivere in un paese che investe di meno sui giovani rispetto al resto d’Europa (a ritenerlo sono il 70% delle ragazze e il 60% dei ragazzi intervistati). La crisi causata dalla pandemia ha reso ancora più fragili i loro percorsi formativi e professionali, indebolendo anche le competenze sociali.

Ha però portato, come reazione, anche ad un recupero di fiducia nei confronti delle istituzioni, come espressione della necessità di avere punti di riferimento in un contesto di crescente incertezza (sul quale ha pesato anche il conflitto in Ucraina). Le istituzioni che si sono consolidate su livelli di fiducia elevati sono quelle che perseguono un interesse collettivo (come gli Ospedali, le Forze dell’ordine e la Presidenza della Repubblica), ma anche quelle che forniscono ai giovani  strumenti per capire e agire nel mondo (particolare la Ricerca scientifica, la Scuola, il Volontariato). Rimane, invece, più basso il consenso sulle istituzioni viste come rappresentanti di interessi di parte o che forniscono letture considerate parziali (partiti, social network, giornali, sindacati). Tra le voci migliorate di più: la Presidenza della Repubblica”, salita dal 38% al 54% di voti positivi, e Scuola, passata dal 57% al 66% (dal 2013 al 2022).

I dati dell’ultima edizione del Rapporto Giovani evidenziano anche come il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sia stato accolto con favore dagli under 35 italiani (oltre la maggioranza ritiene che arriverà un impulso rilevante nel superare i problemi strutturali del paese), anche se rimane in sospeso il giudizio in attesa dei riscontri concreti delle misure previste.

Con l’edizione del 2022, rinnovata anche nella veste grafica, si rafforza l’impegno del “Rapporto giovani” ad essere uno strumento utile per leggere la realtà variegata, complessa e in continua evoluzione delle nuove generazioni; ma anche a seguire nei prossimi anni cruciali le scelte che farà il paese in combinazione con le aspettative dei giovani e misurandone la capacità di incidere in modo trasformativo sul proprio presente e futuro.

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