Educare all’errore per imparare a scegliere

Il fatto che il successo scolastico non coincida necessariamente con il successo formativo è ben esemplificato da quanto poco sappiamo trasmettere il valore di saper sbagliare e fare i conti, costruttivamente, con i propri errori.

I genitori italiani sono grandi esperti nel riversare sui figli i propri timori ma poco in grado di far da guida nelle loro scelte. Il ruolo di padri e madri è certamente complicato dal fatto che i vecchi punti di riferimento non valgono più o hanno cambiato significato.  Nella società complessa e in continuo mutamento in cui viviamo, valide opportunità e rischi insidiosi si intrecciano in un groviglio non facilmente districabile. Diventa, di conseguenza, sempre più difficile valutare le opzioni disponibili e soppesarne le implicazioni. Questa crescente incertezza – se non gestita con adeguati strumenti culturali e sociali – può generare insicurezza con l’esito di inceppare i meccanismi del processo decisionale.

Mentre, quindi, gli adulti di oggi hanno ben presente i propri sbagli passati e ciò che vorrebbero evitare ai propri figli, non hanno però ben chiaro come aiutarli ad orientare positivamente il loro sguardo verso il futuro. I cittadini più disorientati di questo paese sono proprio coloro che hanno responsabilità genitoriali. Le due reazioni più comuni sono quella del rinunciare a farsi sentire dai figli o imporre le proprie scelte. I padri assenti o iperprotettivi, come evidenziano molte ricerche, sono quelli che maggiormente rendono fragili i giovani nel percorso di transizione alla vita adulta. I ragazzi italiani tendono infatti a rimanere immaturi più a lungo, con la conseguenza di sottovalutare i rischi, oppure a diventare eccessivamente timorosi e prudenti, ossessionati dal timore di sbagliare. Il fatto che il successo scolastico non coincida necessariamente con il successo formativo è ben esemplificato da quanto poco sappiamo trasmettere il valore di saper sbagliare e fare i conti, costruttivamente, con i propri errori. Non solo per colpa della scuola ma anche dei genitori che, sin dalle elementari, si prendono carico del fatto che i compiti per casa arrivino completi e perfetti nelle mani degli insegnanti.

Abbiamo, al contrario, bisogno di giovani intraprendenti, in grado di osare, smaniosi di mettersi alla prova con il mondo, di dimostrare a se stessi, prima di tutto, quanto valgono. Genitori che accompagnano i figli al ricevimento con i docenti universitari o ai colloqui di lavoro denotano, invece, un eccesso di fragilità delle nuove generazioni e un eccesso di protagonismo delle vecchie generazioni. Sono, invece, utili le iniziative che consentono agli adulti di essere più consapevoli delle scelte che i figli devono fare. Non per sostituirsi ad essi e per preordinare percorsi attesi e caricarli di aspettative, ma per fornire supporto emotivo e strumentale nel produrre la decisione e nel suo realizzarsi con successo. Proprio per questo alcune università milanesi – come la recente esperienza della Bicocca – hanno iniziato a prevedere momenti specifici negli Open Day dedicati ai genitori, dove si fornisco informazioni e consigli su come aiutare i figli maggiorenni, mantenendo però la giusta distanza.

I giovani devono essere educati, il prima possibile, a fare le proprie scelte, a prendersene la responsabilità e a imparare dai propri sbagli. E’ così che si impara a crescere e a gestire l’incertezza senza essere travolti dall’insicurezza. E’ così che si impara a migliorarsi continuamente, senza demotivarsi davanti alle prime, immancabili, frustrazioni.

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