I risultati concreti che ancora mancano sull’occupazione giovanile

La vera funzione della statistica non è però quella di servire il potere ed essere accomodante con la politica, ma di aiutarci a conoscere meglio la realtà in cui viviamo e fornire utili indicazioni su come migliorarla.

Nel suo capolavoro “1984”, George Orwell racconta un futuro in cui il potere autoritario domina sulle vite dei cittadini tenendoli sottomessi in una condizione di carenza di vere informazioni. Uno degli aspetti più subdoli del clima di oppressione descritto nel libro è una voce metallica che all’interno dell’intimità delle case elenca continuamente dati rassicuranti su quanto l’economia vada bene e su quanto le autorità stiano operando per il bene di tutti.

La vera funzione della statistica non è però quella di servire il potere ed essere accomodante con la politica, ma di aiutarci a conoscere meglio la realtà in cui viviamo e fornire utili indicazioni su come migliorarla. E’ da accogliere allora con favore la pubblicazione di Eupolis Lombardia – su incarico della Direzione Generale Istruzione, Formazione e Lavoro – di un Rapporto che funge da “Osservatorio del Mercato del lavoro”. Il ritratto che ne emerge risulta rassicurante solo se il confronto viene fatto con il resto d’Italia, su cui pesa la drammatica situazione del Sud. Se si guarda il posizionamento dei vari indicatori rispetto al resto d’Europa emergono invece molte criticità. Sul lato positivo c’è la tenuta sostanziale del Pil e dell’occupazione maschile, pur in riduzione con la recessione. Sul versante negativo c’è soprattutto la difficile situazione dei giovani alla quale il rapporto dedica un dettagliato approfondimento. E’ diminuita sensibilmente negli ultimi anni la presenza delle nuove generazioni nelle imprese lombarde, non solo come conseguenza del calo demografico ma ancor più per le difficoltà di inclusione nel mercato del lavoro. Gli effetti negativi risultano più forti per chi ha titoli di studio più basso, ma rimane rilevante anche il sottoinquadramento dei laureati. Più alta e solida è la formazione e maggiore è inoltre la propensione ad andare all’estero, come conferma anche il più recente Rapporto annuale Istat. Giovani, insomma, che rimangono a terra o che si trovano costretti a volare basso. Oppure scelgono altri cieli per non rinunciare a volare alto.

Il circolo virtuoso che parte dalla formazione di adeguate competenze, passa attraverso la valorizzazione del capitale umano nel sistema produttivo e arriva ad ottenere come risultato una solida crescita economica e un miglioramento competitività complessiva del sistema globale, noi facciamo fatica ad alimentarlo. Ci riusciamo un po’ meglio rispetto al resto d’Italia ma molto peggio rispetto alla media delle economie più sviluppate. Del resto, il primo dei punti critici segnalato nel Rapporto Eupolis è proprio il persistente basso investimento in ricerca e sviluppo. Il che non aiuta ad espandere la domanda di occupazione qualificata e a incoraggiare l’imprenditoria giovanile nei settori più innovativi.

I dati più promettenti sul lato giovani sono quelli dell’istruzione, soprattutto grazie ad un sistema di formazione professionale che si rivela in crescita nel rispondere alle esigenze di connessione tra scuola e lavoro. Questo dovrebbe anche consentire di ridurre gli abbandoni scolastici, che saranno il tema di approfondimento del prossimo Rapporto. Oltre ai progressi in tale direzione l’auspicio è trovare tra un anno conferma che le politiche messe in campo, con gli aggiustamenti necessari e con il vento favorevole della ripresa, diano effettivamente i frutti sperati anche sul versante occupazionale.

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