Il Governo tradisce i giovani e le donne

L’Italia è il Paese delle divisioni irrisolte che frenano lo sviluppo economico, accentuano gli squilibri demografici e inaspriscono le diseguaglianze sociali.

L’Italia è il Paese delle divisioni irrisolte che frenano lo sviluppo economico, accentuano gli squilibri demografici e inaspriscono le diseguaglianze sociali. Difficile trovare un altro paese in Europa con un divario al proprio interno, su indicatori sociali ed economici, così ampio come quello tra Nord e Sud della penisola italica. Ma arduo è trovare anche un paese con disparità così rilevanti, in particolare nel mondo del lavoro, tra uomini e donne. Ed è un’impresa riscontrare altrove squilibri tanto accentuati tra generazioni. Rispetto ai coetanei degli altri paesi i giovani italiani si trovano con maggior debito pubblico, maggior peso della popolazione anziana, maggior gap nei livelli di occupazione e reddito rispetto alla fascia più matura.

Ma un paese con gli squilibri demografici che ha il nostro – in continuo aggravamento come indicano i dati sulla natalità pubblicati ieri dall’Istat – come può pensare di rimanere agganciato ai livelli di benessere e di sviluppo del resto d’Europa se condanna i giovani nella condizione di precarietà, le donne a rinunciare alle loro scelte, gli immigrati a rimanere ai margini? Chi riempie le aziende e le organizzazioni che si trovano sempre più in carenza di manodopera? Chi riempie le culle per invertire la tendenza e ridare vitalità al futuro demografico del paese?

Va rifondato il patto sociale e generazionale, perché un paese che non è per giovani diventa anche un paese che non è per anziani. E per essere un paese per giovani deve sostenere e incoraggiare le nuove generazioni a dare il meglio di sé, qualsiasi sia il loro genere e la loro provenienza.

Nonostante gli impegni del PNRR – che hanno posto come dimensione trasversale quella generazionale e di genere – l’Italia continua ad avere un approccio inadeguato. La manovra finanziaria prevede misure concentrate dal secondo figlio in poi, lasciando debole il sostegno verso le nuove generazioni nel momento chiave del passaggio dalla famiglia di origine alla formazione di un nuovo nucleo. Non a caso l’Italia è uno dei paesi europei con maggior posticipazione dell’arrivo del primo figlio. C’è, poi, la preoccupazione di favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia, ma rimane debole la condivisione di coppia nel carico domestico, sbilanciato verso le donne, che richiederebbe un rafforzamento dei congedi dedicati specificamente ai padri con copertura intera dello stipendio.

Le difficoltà del presente vanno ad indebolire le prospettive future: donne e giovani, come mostrano i dati Inps, sono le due componenti che maggiormente rischiano di trovarsi con pensioni molto basse.

È, invece, esattamente il contrario quello che dovremmo fare: mettere giovani e donne nelle condizioni di poter essere al meglio valorizzati nel mondo del lavoro, in combinazione con un welfare abilitante rispetto alle scelte di vita. Questo consentirebbe non solo di ridurre i divari generazionali e di genere, quindi anche le diseguaglianze interne sociali e territoriali, ma anche di far funzionare meglio imprese ed economia. Metterebbe anche in un contesto più favorevole la scelta di avere figli (se desiderati) e avere risorse e tempo da investire su di essi, rendendo meno debole la base demografica su cui si costruisce il futuro del paese. Oltre che rendere meno grigio il proprio futuro professionale e previdenziale.

Non stiamo parlando del paese ideale, ma semplicemente di una politica che metta le persone nelle condizioni di realizzare le proprie scelte ed esprimere al meglio le proprie potenzialità.

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