La sfida dei ragazzi per salvare il pianeta

I dati di un’indagine condotta dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo confermano l’interesse in crescita: l’80% dei “figli” rinuncerebbe alle proprie abitudini per ridurre l’impatto dell’inquinamento

ROMA. C’è un tema, nei tempi confusi e incerti in cui viviamo, che sembra in grado di catturare un interesse trasversale delle nuove generazioni e muoverle verso un impegno di miglioramento collettivo e senza confini: è quello della salvaguardia del patrimonio naturale del pianeta. Esiste un ampio convincimento del valore comune che esso rappresenta ma anche dei rischi legati all’impatto dei cambiamenti climatici, in larga parte prodotti dai nostri comportamenti.

La salute del pianeta e la ricchezza della biodiversità sono punti cruciali dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile. La Conferenza delle Nazioni Unite sul clima recentemente svolta a Katowice (Cop24), più però che per gli impegni timidi presi dai paesi partecipanti, verrà ricordata per il coraggioso atto d’accusa rivolto alla classe politica mondiale dalla quindicenne attivista Greta Thunberg.

Non si tratta di ideali o principi astratti. Da un lato c’è una preoccupazione concreta che deve trasformarsi in una consapevolezza più ampia di quanto il futuro dipenda dalle scelte del presente. D’altro lato c’è la sfida a guardare e gestire come opportunità le trasformazioni del proprio tempo, all’interno di un nuovo modello di sviluppo (sostenibile e basato su un concetto più articolato di benessere) che può vedere le nuove generazioni come protagoniste.

I dati di una indagine ad hoc condotta dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, confermano l’importanza assegnata anche dalle nuove generazioni a tale tema, pur con qualche elemento di contraddizione (che contraddistingue molti aspetti della condizione attuale dei giovani italiani e non solo). L’interesse sul tema dell’ambiente emerge, in ogni caso, in modo molto chiaro: difficile trovare un argomento sul presente e futuro collettivo in grado di raccogliere un riconoscimento così trasversale, non solo sulla sua importanza ma anche sulla necessità di impegnarsi personalmente. La grande maggioranza si dichiara sensibile e attenta (con il 49 percento che lo è “molto”), mentre i disinteressati sono meno del 15 percento. Per oltre la metà degli intervistati l’interesse è inoltre aumentato negli ultimi anni.

La consapevolezza della sua importanza passa attraverso l’impegno concreto nel comportamento quotidiano. In coerenza con questo, la grande maggioranza dei giovani ritiene che la qualità del futuro del pianeta dipenda dalla responsabilità di ciascuno di noi, non solo dall’operato dei governi. Più specificamente l’80% si dice disposto a cambiare le proprie abitudini per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici, mentre circa il 70% cerca di scegliere prodotti di aziende impegnate nella salvaguardia dell’ambiente.

C’è però anche la convinzione che bisognerebbe poter fare molto di più, soprattutto nel nostro Paese. Per oltre la metà degli intervistati (51,5%) in Italia c’è meno attenzione nel dibattito pubblico verso la questiona ambientale.

Ma è anche vero che i giovani italiani stessi stanno facendo poco, a partire dall’informazione specifica sui temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. Meno di uno su quattro si tiene informato in modo sistematico e non solo occasionale. Chi sa molto bene cos’è lo sviluppo sostenibile è poco più del 10% dei giovani. Infine, oltre l’80 percento è poco attratto dalle associazioni oggi attivamente impegnate su questi fronti.

Insomma, il tema dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile (assieme alla sensibilità per la giustizia sociale), appare avere sulle nuove generazioni un grande potenziale di mobilitazione e di stimolo allo sviluppo di una cittadinanza attiva e consapevole, ma sembra ancora fortemente sottoutilizzato. Eppure potrebbe essere una delle chiavi principali per un loro ruolo attivo (e politico in senso lato) nel ripensare il futuro collettivo.

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