Quell’energia sociale spontanea che sgorga nelle strade di Milano

Le due dimensioni, quella della rete e della vita reale, non sono necessariamente in contrapposizione o indipendenti, possono anzi in molti casi arricchirsi vicendevolmente. Lo dimostra il successo delle “social street”.

 

Una parte sempre più rilevante della nostra vita di comunicazione e relazione si è spostata negli ultimi dieci anni sul web. I membri delle nuove generazioni trascorrono più tempo sui social network che a conversare amabilmente con compagni di studio, colleghi di lavoro e vicini di casa. Ma è in crescita anche la presenza in rete delle persone più mature. Molti di coloro che non hanno mai usato internet per lavoro né tantomeno ai tempi della scuola, scoprono i social network dopo la pensione e non solo per i contatti con figli e nipoti, ma sempre più anche per interagire con coetanei e coltivare nuovi interessi e amicizie. Le due dimensioni, quella della rete e della vita reale, non sono necessariamente in contrapposizione o indipendenti, possono anzi in molti casi arricchirsi vicendevolmente. Lo dimostra il successo delle “social street” messo in evidenza da una recente ricerca coordinata da Cristina Pasqualini, ricercatrice dell’Università Cattolica.

Le social street stanno rinnovando il modo di vivere e coltivare il rapporto con gli abitanti dello stesso condominio e più in generale con quelli del proprio quartiere. E’ più facile avere informazioni su vita privata, professione e interessi dell’inquilino del piano di sopra dando un’occhiata al suo profilo sui social network che dal portinaio o dal giornalaio. Il passo poi a chiedere l’amicizia su facebook è molto breve e meno impegnativo che andare a bussare alla sua porta. Una volta stabilito tale contatto si può creare un rapporto di confidenza che porta poi a confrontarsi con le questioni reali del condominio, a scambiarsi idee su proposte di miglioramento, a progettare iniziative comuni. I più sensibili e attivi diventano il punto di riferimento che produce trascinamento e fa decollare la social street.

Le prime e più interessanti esperienze in Italia sono quelle di alcune città dell’Emilia Romagna, Bologna compresa. Non è un caso che siano nate lì, visto che il mix vincente è quello che combina il gusto del buon vivere con il senso di impegno civico. Entrambe doti che si possono trovare anche in molti quartieri di una città complessa come Milano. Le ricadute sociali sono di ampio rilievo: il miglioramento del clima di relazione, fiducia reciproca, mutua collaborazione, crea il terreno favorevole per lo sviluppo di un welfare comunitario che le amministrazioni comunali più avvedute stanno cercando di realizzare. Si contribuisce così a promuovere dal basso il benessere sociale, compresa la percezione di sicurezza, nel proprio contesto di vita. L’obiettivo principale è rigenerare il tessuto sociale incentivando nel contempo pratiche collaborative in sintonia con l’economia della condivisione. La ricerca della Cattolica evidenzia, infatti, come nelle social street più attive si trovi il bike sharing, l’orto urbano, la tata di condominio, i gruppi di acquisto solidale, il wi-fi di quartiere.

Questa indagine mostra in definitiva due cose. La prima è che ci sono energie ed intelligenze vive che sgorgano da fonti naturali e che possono contribuire notevolmente ad alimentare processi innovativi di miglioramento della vita comunitaria. La seconda è che questi processi sociali devono essere aiutati a crescere e a consolidarsi per non disperdersi, senza però alterarne la spontaneità e l’informalità che ne costituiscono il principale motore e valore intrinseco.

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