Servizio Civile. Sfida Post Covid

La domanda potenziale di partecipazione attiva e di impegno sociale delle nuove generazioni è molto più elevata rispetto a quanto vengano messe nella condizione concreta di esprimere in questo paese.

La domanda potenziale di partecipazione attiva e di impegno sociale delle nuove generazioni è molto più elevata rispetto a quanto vengano messe nella condizione concreta di esprimere in questo paese. Si tratta di un dato ripetutamente messo in evidenza negli ultimi anni dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo. Il record di domande presentate per il servizio civile, oltre il doppio dei posti messi a bando, ne costituisce una chiara conferma.

Forzare le nuove generazioni ad adattarsi al ribasso è l’errore più grave compiuto in questi ultimi decenni, quello con maggior peso negativo sul futuro collettivo. L’Italia, in particolare, continua a mostrare una grave difficoltà a far rafforzare le capacità e le competenze (tecniche e sociali) dei giovani e renderle valore aggiunto per la crescita economica e sociale. Nel dibattito pubblico italiano è diventato comune sentir dire che la colpa è loro, che non si adattano. Mentre, al contrario, nei paesi più avanzati e competitivi sono le politiche che si adattano alle nuove generazioni per cercare di rendere il proprio territorio terreno fertile affinché diano i loro migliori frutti. Questo perché sempre meno ciò che funzionava per i giovani di ieri può essere semplicemente replicato oggi, perché il mondo cambia sempre più rapidamente e mutano anche caratteristiche, desideri e sensibilità delle nuove generazioni. Una proposta che voglia avere successo verso i giovani deve essere coerente con le loro aspirazioni, con la loro visione del mondo, con l’interpretazione del proprio ruolo in esso e con le loro convinzioni su come contribuire a migliorarlo.

Per la Generazione Zeta, gli attuali under 25, conta la capacità di incidere sul “qui e ora”, dal cui riscontro positivo traggono però anche stimolo per uno sguardo attivo verso il futuro. Presentano soprattutto una grande voglia di essere riconosciuti come nuovo di valore ed esprimono una forte richiesta di essere messi nelle condizioni di generare nuovo valore.

Ed è tutto ancor più vero in questa fase critica del nostro paese. Di fronte all’emergenza sanitaria le nuove generazioni non vogliono scivolare ancor più ai margini ma poter esercitare un proprio protagonismo positivo. Il rischio è invece di trovarsi ancor più relegate nella condizione passiva di NEET, anziché messe alla prova come risposta alle difficoltà sociali inasprite dalla crisi e poste al centro di un nuovo progetto di sviluppo sostenibile del paese.

Sempre i dati dell’Osservatorio giovani mostrano come i giovani nella condizione di NEET, da un lato siano quelli con meno esperienza di impegno sociale, ma, d’altro lato, siano anche i più interessati ad un’offerta con le caratteristiche potenziali del servizio civile universale. Non tanto come surrogato del lavoro, ma come un’opzione in più da inserire nel proprio percorso di sviluppo personale con ricadute positive sulla capacità di essere attivi, di mettere alla prova il proprio saper essere e saper fare con gli altri.

Allargare gli orizzonti dell’azione sociale dei giovani non è un lusso, significa metterli nelle condizioni di conquistare spazio vitale per il bene comune e porre le basi di un futuro più solido per tutti.

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