Dare più peso ai giovani. Una spinta verso il futuro

Ciascun partito o movimento dovrebbe allora rendere esplicito, in ogni propria proposta, quanto c’è di apertura a nuove opportunità e quanto di conservazione dell’esistente.

Nel mondo in cui viviamo è sempre più indispensabile anticipare i cambiamenti e includere nelle scelte di oggi il benessere di domani. Questo significa non limitarsi a difendere le posizioni raggiunte, i diritti acquisiti, le sicurezze del passato, ma mettersi in sintonia con la realtà che cambia, con attenzione ai nuovi rischi emergenti e alle nuove opportunità da cogliere. Dove ciò non avviene, la società si arrocca in difesa di ciò che si ha timore di perdere – fronte sul quale sono maggiormente propense a schierarsi le generazioni più mature – mentre diventa più debole la capacità di generare nuovo benessere in coerenza con le trasformazioni in atto (fronte sul quale tendono più naturalmente a disporsi le nuove generazioni).

La rimessa in discussione del passato con scelte del presente che aprono verso il futuro è frenata, ancor più in Italia, soprattutto da tre ordini di fattori. Il primo è la difficoltà a interpretare il cambiamento e a gestire la complessità. Per riuscirci, servono sistemi efficaci di formazione e di orientamento. Una cosa è il diritto al voto – con stesso valore per tutti – un’altra è il diritto ad avere strumenti che consentano di esprimere una scelta basata sulla capacità di individuare ed elaborare, nel modo migliore per ciascuno, le informazioni utili. Non aiutano, in questo senso, i nostri bassi livelli di istruzione rispetto agli standard europei e i bassi punteggi degli studenti italiani nei test di comprensione e analisi di un testo. Una formazione solida aiuta a capire il mondo e ad agire al suo interno per migliorarlo, sia attraverso scelte individuali che collettive.

Il secondo fattore è la bassa fiducia verso le istituzioni. Dopo l’impatto della pandemia, l’auspicio generale era quello di trovarsi con un Paese coeso, guidato da una politica responsabilmente concentrata nella definizione del Piano di ripresa e resilienza e nella sua migliore realizzazione. La crisi che ha portato alla caduta del Governo Draghi ha rimesso tutto in discussione, esponendo il Paese a instabilità e incertezza in una fase cruciale e delicata.

Il terzo fattore è il mutamento della struttura demografica dell’elettorato italiano. Durante tutta la durata della Prima Repubblica i giovani sono stati una componente molto consistente dell’elettorato. Nella prima metà degli anni Novanta i residenti tra 18 e 24 anni erano ancora oltre sei milioni, contro poco più di due milioni di 80enni e oltre. Durante la Seconda Repubblica, la forte diminuzione del primo gruppo (sceso ben sotto i quattro milioni, al netto degli stranieri) e la sensibile crescita del secondo (salito a circa quattro milioni e mezzo), ha portato gli ultraottantenni non solo a ridurre il divario ma ad acquisire un peso maggiore rispetto ai giovani.

La combinazione di questi fattori ha depotenziato maggiormente il contributo dei giovani italiani, rispetto ai coetanei europei, sulle scelte strategiche del proprio Paese. Più basso è risultato anche l’investimento pubblico sulle politiche generazionali orientate positivamente verso il futuro.

Le elezioni politiche del 25 settembre 2022 hanno però una rilevante novità. Come mostrano i dati presentati in questa pagina, l’abbassamento a 18 anni dell’età minima dell’elettorato del Senato comporta una spinta inedita dei giovani sull’esito finale. Coloro che per la prima volta potranno esercitare in modo pieno il voto su entrambe le Camere sono oltre l’8% del totale, una consistenza che corrisponde virtualmente al quinto partito in Italia.

Come dare valore a questa spinta? Va interpretata prima di tutto la specificità della domanda che esprime. Non è una questione di sinistra e destra, ma piuttosto di passato e futuro, che interroga in modo trasversale i vari schieramenti. Ciascun partito o movimento dovrebbe allora rendere esplicito, in ogni propria proposta, quanto c’è di apertura a nuove opportunità e quanto di conservazione dell’esistente.

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