E’ tempo di mettere l’esperienza al servizio dell’innovazione

Pisapia può fare moltissimo a fianco del prossimo sindaco. Si tratterebbe di un segnale culturale di grande rilevanza per un paese come l’Italia che oscilla tra i due estremi della rottamazione e del blocco generazionale

Non sarà un’impresa facile la guida di Milano nei prossimi cinque anni. Pisapia stesso deve guardarsi dalla sindrome di Lippi, che ritiratosi da ct dopo il successo della nazionale ai mondiali del 2006 si lasciò convincere a tornare sui suoi passi, con esito disastroso. In molti hanno il timore che la Milano di questi ultimi anni somigli alla nazionale che seppe conquistare la coppa del Mondo in Germania: più che l’inizio di una nuova stagione fu solo una felice parantesi. Nei due mondiali successi siamo infatti usciti miseramente al primo turno. Giuliano Pisapia può fare moltissimo a fianco del prossimo sindaco. Si tratterebbe di un segnale culturale di grande rilevanza per un paese come l’Italia che oscilla tra i due estremi della rottamazione e del blocco generazionale. In una società che funziona come dovrebbe, le generazioni cooperano per il comune bene, che in questo caso è la crescita economica e sociale della città. Una collaborazione tanto più  importante per una metropoli in grande trasformazione come Milano.

Questi cinque anni verranno ricordati positivamente sotto molti punti di vista. La città non è stata piegata dalla crisi. Si è cercato di dare risposte agli strati più vulnerabili della popolazione nonostante pesanti tagli alle risorse disponibili. Nel contempo non si è mollata la presa rispetto ai processi di sviluppo e innovazione. L’Expo verrà ricordata come una sfida vinta per Milano. Ma molto si è fatto anche per attrarre risorse sul territorio, stimolare l’intraprendenza sociale dal basso, incentivare la sperimentazione di nuovi modelli di produzione e cooperazione. Milano è apparsa una città in movimento, non ferma o arretrante rispetto ai colpi della recessione; in grado di individuare una propria strada coerente con proprie specificità e vocazioni oltre che di allinearsi con i percorsi più virtuosi di crescita delle economie avanzate. Con la guida dell’attuale sindaco l’innovazione delle componenti più giovani è stata messa positivamente al servizio dell’esperienza. Avviato con successo il percorso è però forse ora il momento di rovesciare la prospettiva e provare a mettere l’esperienza al servizio dell’innovazione. La ricerca di un giusto equilibro tra visioni e competenze intergenerazionali, oltre che di genere, è stata uno dei fattori principali del successo di questa giunta. Ancora più servirà un giusto mix di esperienza e propensione a sperimentare nei prossimi cinque anni vista la portata delle sfide. Nel 2020 Milano rischia infatti di ritrovarsi più povera e piena di disuguaglianze se si limita a subire e a difendersi dai cambiamenti anziché gestirli. Le dinamiche in atto ci dicono che la popolazione sarà molto più anziana, più complessa nelle strutture familiari e più multietnica. Se non potenziamo strumenti e servizi di inclusione e partecipazione attiva vivremo sicuramente peggio di oggi. Ancor di più si deve fare, inoltre, sul versante della quantità e qualità della presenza delle nuove generazioni. La sfida più ambiziosa è fare in modo che, per i giovani e le giovani coppie, Milano diventi una città da scegliere, nella quale realizzare al meglio percorsi di formazione, progetti di vita e aspirazioni professionali.

Se vogliamo, insomma, che gli ultimi cinque anni non siano stati solo una felice parentesi, dobbiamo rilanciare il cambiamento e non semplicemente garantire la continuità.

 

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