I nostri giovani disposti ai sacrifici: spinta a cambiare

I dati dell’indagine dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo condotta negli ultimi giorni del mese di marzo (all’apice della Fase 1) su un campione solido di residenti italiani tra i 20 e i 34 anni, consente di leggere l’impatto della crisi sanitaria e le prospettive del dopo attraverso timori e aspettative delle nuove generazioni.

E’ passato esattamente un mese da quando il lockdown è stato esteso all’intera penisola. Da allora viviamo tutti una comune condizione di spaesamento. Le due frasi più utilizzate in questo periodo sono state “andrà tutto bene” e “nulla sarà più come prima”, ma non abbiamo ancora chiaro come far stare assieme l’auspicio della prima con la consapevolezza della seconda.

Il Governo sta preparando la Fase 2 che consentirà di uscire dal lockdown attraverso la graduale ripresa delle attività e degli spostamenti. Ma a monte c’è la necessità di favorire il passaggio nei cittadini italiani dallo spaesamento al riorientamento, che richiede la definizione di nuove coordinate per muoversi ed operare in una realtà che sarà diversa.

Questo passaggio dalla quotidianità ante Covid-19 al nuovo scenario ancora tutto da costruire – con nel mezzo il grande esperimento sociale a cui ci ha costretto il lockdown – è un momento unico, quasi certamente irripetibile in questa forma, per guardare la realtà in modo diverso, oltre le posizioni di comodo e la ripetizione di schemi dati per scontati.

Da questo nuovo sguardo è necessario partire per capire come dall’isolamento si scenderà di nuovo in campo, si andrà a trovare la propria posizione, si potrà ridefinire i propri spazi di azione con rinnovati obiettivi, progetti e strumenti.

I dati dell’indagine dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo condotta negli ultimi giorni del mese di marzo (all’apice della Fase 1) su un campione solido di residenti italiani tra i 20 e i 34 anni, consente di leggere l’impatto della crisi sanitaria e le prospettive del dopo attraverso timori e aspettative delle nuove generazioni. Da un lato sono i giovani la componente che vivrà le maggiori ricadute sui percorsi di formazione e professionali, d’altro lato è attraverso i loro occhi che la realtà che cambia trasforma modi di pensare e di agire che rimodellano la società futura.

I dati dell’indagine evidenziano, dopo una certa titubanza iniziale, come si sia fatta strada una grande consapevolezza del momento difficile che sta attraversando l’Italia e della necessità delle misure drastiche adottate. Inoltre, gran parte degli intervistati pensa che rischi come quello della pandemia Covid-19 siano destinati ad aumentare. Più che un evento raro, accaduto per una combinazione di circostanze negative, la crisi sanitaria è infatti letta come il segnale di un mondo che espone a nuove insidie, con la necessità di nuovi strumenti collettivi per affrontarle ma anche di un cambiamento di atteggiamento e nei comportamenti dei singoli.

Sul quadro nazionale, a preoccupare è soprattutto la situazione economica, i possibili contraccolpi sul mercato del lavoro e le opportunità professionali. Tra le potenziali ricadute positive indicano la spinta verso l’innovazione tecnologica e le competenze digitali, ma anche la rafforzata fiducia nella scienza, oltre che una riaffermazione dell’importanza delle relazioni familiari.

Nella dimensione personale emerge una grande voglia di reagire positivamente, di poter contare sulle proprie capacità e sugli altri, di adottare un atteggiamento proattivo verso il cambiamento. Oltre la metà degli intervistati afferma di sentire di apprezzare di più la vita e quasi il 30 percento ha sperimentato, con la crisi, opportunità che non immaginava.

Si tratta di una energia positiva che sarà importante tenere viva, sostenere e valorizzare, per alimentare la spinta di vitalità di cui avrà gran bisogno il Paese per ripartire.

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