Servizio Civile. Risorsa preziosa ma i ragazzi vanno sostenuti

Il servizio civile universale è uno strumento particolarmente prezioso sia per rafforzare il benessere del territorio attraverso il protagonismo positivo delle nuove generazioni, sia per rafforzare nei giovani competenze sociali e di cittadinanza utili nella vita e nel lavoro.

Per generare benessere con le nuove generazioni nelle società moderne avanzate è necessario rispondere a tre cruciali domande. La prima è: chi sono i giovani e come si differenziano rispetto alle generazioni precedenti. In secondo luogo ci si deve chiedere come sta cambiando la realtà attorno a loro e quali diverse sfide pone rispetto al passato. Infine è necessario comprendere come i giovani interpretano tali sfide, con quali aspettative e in funzione di quali risultati desiderati. Si tratta di tre domande aperte con risposte che vanno continuamente rimesse in discussione in un processo di costante aggiornamento e sperimentazione. Nessun processo che assegni alle nuove generazioni un ruolo da protagonista è possibile senza riconoscere la specifica novità di cui sono portatrici e senza strumenti efficaci che consentano a tale novità di farsi valore (per sé e per gli altri).

Il servizio civile universale è uno strumento particolarmente prezioso sia per rafforzare il benessere del territorio attraverso il protagonismo positivo delle nuove generazioni, sia per rafforzare nei giovani competenze sociali e di cittadinanza utili nella vita e nel lavoro. E’, pertanto, fondamentale che questa esperienza sia davvero “universale” ovvero aperta a tutti. Ma perché lo diventi pienamente non basta aumentare il numero di posti, è necessario che l’informazione arrivi a tutti i giovani e che possano riconoscerla e viverla come esperienza di valore adatta a loro. Lo può diventare soprattutto se inteso come processo che sperimenta continuamente le modalità attraverso cui le nuove generazioni sono messe nelle condizioni di sentirsi come valore in grado di generare valore.

In un processo di questo tipo è del tutto normale, anzi auspicabile, che i posti disponibili siano maggiori rispetto alle domande. Non sarebbe universale e inclusivo se valesse il viceversa. Ma proprio il suo essere un processo deve portare a migliorare continuamente le modalità per raggiungere un collettivo sempre più ampio. Mirare ad estendere l’offerta ai giovani che più hanno bisogno di rafforzare le proprie competenze sociali e di cittadinanza (come coloro che si trovano nella condizione di NEET) significa accettare la possibilità che una parte non riesca a completare l’esperienza (per fragilità proprie o per aver trovato un impiego). L’impatto della pandemia e la guerra in Ucraina hanno accentuato vulnerabilità e insicurezza nei giovani, aumentando la domanda implicita di esperienze positive che fanno ritrovare fiducia e progettualità, ma rendendo nel contempo più difficile la capacità di ingaggio e impegno continuativo. Ma è anche vero che, più in generale, è in corso un profondo mutamento sul significato dato al proprio agire nel mondo, alle modalità di partecipazione, alle condizioni per sentirsi valorizzati. Non si tratta di fattori esogeni ma parte integrante della realtà sulla quale il servizio civile universale opera per e con le nuove generazioni. Diventa quindi ancor più importante prevedere un monitoraggio del processo, seguire il percorso di ciascun volontario, aiutare a capire come sta rafforzando le sue competenze e in generale la sua capacità di essere e fare in un mondo in continuo mutamento.

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