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La partita del cambiamento che rischiamo di perdere

Fino a poche generazioni fa il mutamento era lento e non imponeva – tranne che per eventi straordinari come guerre o catastrofi naturali – riaggiustamenti rilevanti. I punti di riferimento erano stabili e la vita era breve. Ora viviamo molto più a lungo e tutto attorno a noi è in rapida e continua evoluzione.

Rilanciare la capacità di coinvolgere i cittadini

Giuliano Pisapia ha consentito al centrosinistra di conquistare Milano e ha aperto una possibile stagione di cambiamento. Non è arrivato alla terra promessa, nel senso che la Milano desiderata è ancora lontana da quella realizzata. Va però riconosciuto che i tempi erano oggettivamente difficili, soprattutto per la perdurante crisi economica e le sempre più limitate risorse pubbliche. Ora la guida della metropoli nel XXI secolo post Expo è consegnata ad altri.

Longevità, la rivoluzione silenziosa che sta cambiando le nostre vite

E’ in corso una rivoluzione silenziosa destinata a cambiare permanentemente il modo in cui viviamo. Non ne percepiamo pienamente la forza e la portata solo perché si sta realizzando lentamente nel tempo, ma si tratta di un mutamento implacabile nella sua azione e permanente nei suoi esiti. Siamo come chi sta viaggiando in treno ed è tutto preso dai movimenti all’interno dello scompartimento, ma il movimento di maggior portata è quello di cui si prende coscienza solo quando si guarda fuori dal finestrino. Quando siamo saliti su questo treno? Poco più di un secolo e mezzo fa, quando è iniziato il grande cambiamento che va sotto il nome di “Transizione demografica” (per chi vuole saperne di più: A.Rosina, A.De Rose,“Demografia”, Egea, 2014). Fino ad allora nel corso della lunga storia umana le età della vita erano rimaste sostanzialmente immutate.

Il degiovanimento infelice dell’Italia

Nel 2013 l’Italia ha raggiunto il valore più basso di sempre nella curva delle nascite. Il punto più alto era stato raggiunto mezzo secolo fa, nella prima metà degli anni Sessanta, con oltre un milione di nati ogni anno. Si è scesi sotto le 900 mila unità nel 1972, sotto le 800 mila nel 1976, sotto le 700 nel 1979, sotto le 600 mila nel 1984, da allora non siamo più risaliti sopra tale livello. L’ultimo dato fornito dall’Istat, quello appunto del 2013, indica 514 mila nati, ma sarebbero 410 mila senza il contributo dell’immigrazione. Questi sono i valori assoluti.

Se facciamo riferimento al tasso di fecondità totale, ovvero al numero medio di figli per donna, è dal 1978 che ci troviamo sotto il fatidico valore di 2 (ovvero sotto la soglia di sostituzione generazionale) e dal 1984 sotto 1,5. Oggi il dato arriva a malapena a 1,4. Questo ci rende uno dei paesi sul pianeta con maggior persistenza della bassa fecondità.

Città protagoniste

Nella storia della civiltà umana si possono identificare quattro momenti chiave in cui le città hanno un ruolo di protagoniste: il Neolitico, la rivoluzione dei Comuni, la rivoluzione industriale e la rivoluzione digitale. In passato, ciascuno di questi passaggi rivoluzionari ha modificato in modo radicale sia le città sia il nostro modo di vivere, e lo stesso potrebbe avvenire oggi con la rivoluzione digitale, che mira a far diventare «intelligenti» le città in un mondo in cui la popolazione urbana è diventata la maggioranza. Le città sono da sempre al centro del cambiamento. Le maggiori discontinui­tà e rivoluzioni nella storia dell’uomo hanno di fatto sempre avuto le città come protagoniste. Possiamo vederlo attraverso quattro momenti chiave delle trasformazioni che hanno cambiato il nostro modo di vivere: il Neolitico, la rivoluzione comunal-cittadina che pone le premesse del Rinascimento, la rivoluzione industriale, per finire con la rivoluzione digitale in corso.