La demografia è una sfida, può essere un problema, è anche sempre più un rebus. E’ una sfida perché ci costringe a cambiare, ma non necessariamente in negativo. Il vivere a lungo e bene è un processo che va alimentato in positivo fornendo strumenti per cogliere per tempo il meglio dalle varie fasi. Può essere un problema perché va ad alterare il rapporto tra generazioni, con un aumento della fascia più matura della popolazione rispetto a quella più giovane. Squilibri che però si può evitare che diventino insostenibili con politiche a supporto della scelta di aver figli per chi li desidera. E’ sempre di più, anche, un rebus, perché anche i paesi che da più lungo tempo sono attenti e investono in modo solido sul versante delle politiche familiari non riescono a raggiungere la media dei due figli per donna (pur, comunque, non scendendo troppo sotto).
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Come evitare un’Europa senza nascite
Una delle conquiste maggiori della storia dell’umanità è il passaggio da un mondo in cui la morte prematura di un figlio era una condizione del tutto normale a uno nel quale questo è un evento raro. Dove questo passaggio è già di fatto compiuto, come in Europa, è sufficiente una fecondità totale (numero medio di figli per donna) attorno a due per mantenere un equilibrio tra generazioni (soglia di rimpiazzo). Posizionarsi al di sotto di tale soglia porta le generazioni dei figli a ridursi progressivamente rispetto a quelle dei genitori. La conseguenza maggiore non è tanto il declino demografico quanto, soprattutto, un’alterazione nell’impianto strutturale della popolazione con il peso dei più anziani che diventa soverchiante sui più giovani.
Forse siamo ancora in tempo per mettere in sicurezza il nostro futuro demografico
La demografia italiana, un po’ come la costruzione della Torre di Pisa, via via che evolve nel corso di questo secolo rischia di andare verso uno sbilanciamento sempre meno sostenibile. Due soluzioni sono possibili. La prima impone la rinuncia di un percorso solido di crescita, con relativa condanna all’Italia del XXI a rimanere un progetto incompiuto. La seconda, analogamente all’operazione fatta a su tempo con la Torre di Pisa, richiede di reimpostare il progetto di sviluppo del paese seguendo una curvatura opposta alla pendenza. I punti dell’infrastruttura demografica da cui partire adottando questa seconda soluzione sono quelli delle generazioni di chi ha oggi tra i 45 e i 50 anni e di chi ha tra i 20 e i 25 anni.
Un approccio sistemico per riequilibrare la società italiana
Nelle società mature avanzate se si desidera che le nascite diminuiscano non è necessario mettere in atto nessuna azione di disincentivo, basta semplicemente non realizzare politiche efficaci di sostegno alla libera scelta di avere un figlio.
Crisi demografica UE, nascite a picco. Ecco come provare a invertire la rotta
Nessun paese in Europa presenta un tasso di fecondità sufficiente a garantire un equilibrio nel rapporto tra generazioni. Nel 2010 si avvicinavano a tale livello (attorno ai 2 figli per donna) Francia, Svezia e Irlanda. Nel 2019 – prima dei travagliati anni della pandemia e della guerra – tali paesi risultavano tutti scesi sotto. Il valore più alto alla fine del decennio scorso è rimasto comunque quello francese (pari a 1,87, con Svezia e Irlanda scese a 1,71). Anche Stati Uniti e Australia hanno avuto un andamento simile.