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Oltre la pandemia, rafforzare salute e capitale umano

Non è eccessivo riconoscere che l’Italia si trovi oggi davanti ad un drammatico bivio. Da un lato c’è il sentiero stretto, tutto in salita, che va verso una nuova fase di sviluppo economico e sociale. Sull’altro lato c’è un’ampia strada in discesa “che porta al disastro” – come ammoniva il direttore Tamburini in un editoriale pubblicato poco prima della seconda ondata pandemica – “reso ancora più drammatico dalla montagna di debito pubblico”. Le nostre fragilità passate e l’impatto della crisi sanitaria ci spingono verso la seconda strada. Servirà, nel nuovo anno, tutta la nostra volontà e lucidità d’intenti per imboccare con decisione la prima. Tra gli squilibri accumulati che ci sbilanciano verso la direzione sbagliata, assieme all’indebitamento c’è anche, forse ancor più, l’invecchiamento demografico. Si tratta di due enormi macigni che gravano sul debole capitale umano delle nuove generazioni, a cui si associa la scarsa capacità di piena valorizzazione nella società e nel mondo del lavoro.

La crisi e il prezzo che i giovani sono chiamati a pagare

I giovani, in Europa e ancor più in Italia, sono ancora una volta chiamati a pagare i maggiori costi economici e sociali, nel breve e nel medio periodo, di una grave e profonda crisi. Se questo era il timore durante il periodo di lockdown di primavera, ora è di fatto una certezza. Lo testimoniano i dati sulla disoccupazione giovanile salita in Europa dal 14,9% poco prima della pandemia al 17,6% ad agosto 2020, ma arrivata già al 32,1% in Italia. Dati che evidenziano una situazione di maggior fragilità rispetto alla recessione iniziata del 2008. Allora il tasso di disoccupazione dei giovani partiva da valori poco superiori al 20%, arrivando a superare il 30% “solo” quattro anni dopo, nel 2012.

I ragazzi e il Covid: “Poche informazioni e fame di normalità”

L’Italia è nel pieno della seconda ondata di pandemia e tra i fattori che la alimentano, come indicano vari esperti, ci sono soprattutto le interazioni sociali fuori dagli ambienti controllati. Classi scolastiche e luoghi di lavoro sono contesti in cui le norme sono maggiormente applicate e rispettate. Gli stessi studenti e lavoratori si trovano però poi ad usare mezzi pubblici nei quali il distanziamento è un optional e a frequentare spazi di aggregazione.

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Da NEET a generazione “imprendente”. Giovani nello scenario postpandemico

Le nuove generazioni italiane hanno subito nel tempo un progressivo indebolimento della capacità di mettere le proprie energie e intelligenze al servizio dei più avanzati processi di sviluppo, conseguenza di fragilità su tutta la transizione scuola-lavoro. L’Italia è così diventata uno dei Paesi con maggior percentuale di NEET (gli under 35 che non studiano e non lavorano). Condizione ulteriormente cresciuta con la grande recessione del 2008-13 e rimasta, dopo la crisi, tra le peggiori in Europa.

Per abolire le diseguaglianze servono asili e formazione permanente

La sfida maggiore del nostro tempo è saper gestire la complessità. Saper, inoltre, individuare e cogliere opportunità nella complessità. Ma anche crearne di nuove. E, infine, dalle opportunità saper generare valore, alimentando un circuito virtuoso in cui la capacità di essere e fare delle persone cresce assieme ai livelli di benessere (nelle sue varie dimensioni) del contesto sociale ed economico in cui operano.