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Per crescere serve una nuova visione del mondo

Supponiamo di perdere fiducia nella crescita e lasciar consolidare l’idea che dopo la crisi economica, anziché una effervescente ripresa seguita da un percorso di solido sviluppo, ci attenda un timido assestamento seguito da un languido declino. Tale atteggiamento negativo porterebbe all’accentuazione di processi di svuotamento di energie e risorse. Assisteremmo ad un continuo incremento di giovani che partono definitivamente per l’estero, una crescente marginalizzazione delle nuove generazioni in Italia, un  affossamento continuo delle nascite, una difesa ad oltranza delle posizioni acquisite, una riduzione della domanda interna, investimenti bloccati, impoverimento del ceto medio e inasprimento delle diseguaglianze.

Ma al di là dell’evitare di generare una profezia negativa che si autoadempie, ci sono buoni motivi per pensare che domani meglio di oggi possiamo vivere bene e sentirci pienamente in gara in un mondo che corre? Non si tratta tanto di sforzarsi a vedere se il bicchiere, rispetto alle nostre aspettative e potenzialità, è mezzo pieno o mezzo vuoto ma sentirsi parte di un processo di svuotamento o di riempimento.

Mettere a confronto le idee per il futuro

Poter ragionare e confrontarsi sulle idee per la città, questo è il motivo per cui Milano non ha voluto rinunciare alle primarie, nemmeno in cambio di un eventuale nome considerato “sicuro”. I politici vogliono soprattutto vincere, mentre l’obiettivo dei cittadini è essere ben governati. Non accontentiamoci, allora, di prendere quello che la politica è disposta a darci ma pretendiamo quello che pensiamo la nostra città abbia bisogno. Certo, le primarie si possono anche fare male e possono anche far male. Ma è proprio questa mentalità che affonda l’Italia, ovvero la malsana convinzione che se una cosa potenzialmente utile non funziona bene vada eliminata anziché impegnarsi a farla funzionare meglio. Viva quindi le primarie. Forse non diventeranno le primarie più belle d’Italia, ma quello che senz’altro è bello è che Milano non smetta mai di provare a dare il meglio.

Quell’energia sociale spontanea che sgorga nelle strade di Milano

 

Una parte sempre più rilevante della nostra vita di comunicazione e relazione si è spostata negli ultimi dieci anni sul web. I membri delle nuove generazioni trascorrono più tempo sui social network che a conversare amabilmente con compagni di studio, colleghi di lavoro e vicini di casa. Ma è in crescita anche la presenza in rete delle persone più mature. Molti di coloro che non hanno mai usato internet per lavoro né tantomeno ai tempi della scuola, scoprono i social network dopo la pensione e non solo per i contatti con figli e nipoti, ma sempre più anche per interagire con coetanei e coltivare nuovi interessi e amicizie. Le due dimensioni, quella della rete e della vita reale, non sono necessariamente in contrapposizione o indipendenti, possono anzi in molti casi arricchirsi vicendevolmente. Lo dimostra il successo delle “social street” messo in evidenza da una recente ricerca coordinata da Cristina Pasqualini, ricercatrice dell’Università Cattolica.