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Margini strettissimi per evitare squilibri insostenibili

Ci troviamo nel primo tratto di un lungo, inedito, percorso di declino della popolazione italiana che caratterizzerà tutto il XXI secolo. Secondo le previsioni delle Nazioni Unite entro il 2100 potremmo trovarci con meno di 40 milioni di abitanti (circa un terzo in meno della popolazione attuale). Le proiezioni Istat appena pubblicate hanno come orizzonte il 2080 e in tale data ci troveremo con circa 46 milioni di abitanti secondo lo scenario mediano e 52,8 milioni in quello più ottimistico. Tutto questo non si produrrà certo senza conseguenze sul versante economico e sociale.

Un paese per vecchi: l’Italia di fronte alla sua crisi demografica

La demografia è una delle grandi forze di cambiamento del nostro tempo. Il suo ruolo è stato a lungo sottovalutato perché nel passato la popolazione tendeva a crescere molto lentamente e a mantenere una struttura stabile. Oggi non è più così come conseguenza della Transizione demografica, ovvero il grande processo di cambiamento che ha progressivamente ridotto gli elevati rischi di mortalità del passato e reso del tutto normale per un nato attraversare tutte le fasi della vita fino all’età anziana. La durata media di vita, che nel mondo pre-industriale difficilmente, anche nei contesti più favorevoli, superava i 35 anni, si è via via allungata. A metà del secolo scorso era arrivata a superare i 50 anni su scala globale, per poi proseguire fino ai 73 anni di oggi (ma si sale sopra gli 80 nei paesi più ricchi).

I tre fronti su cui agire la sfida demografica

Non si possono discutere le strategie competitive e analizzare gli scenari geopolitici, economici, tecnologici e sociali ignorando la sfida che pone la demografia. Una chiara testimonianza di questa consapevolezza arriva dal Forum Ambrosetti, in corso in questi giorni a Cernobbio, dove il tema è messo in programma e con l’occasione viene anche presentato un esteso report dal titolo “Rinascita Italia. Come invertire il trend demografico a beneficio del futuro del Paese”.

Il report parte dal riconoscimento che “Il fenomeno della decrescita demografica, seppur ampiamente dibattuto, non sembra intraprendere ancora una concreta strada verso una sua soluzione. Il rischio che il Paese corre non è da sottovalutare, sia da un punto di vista sociale che culturale ed economico”.

Il nuovo dei giovani oltre ogni crisi

Come sono gli attuali ventenni? A questa domanda, posta insistentemente in ogni ambito della vita sociale ed economica, esiste almeno una risposta certa: sono diversi da com’erano i ventenni di vent’anni fa. Certo, non basta questa come risposta, ma è un punto di partenza cruciale, imprescindibile. La consapevolezza che ogni nuova generazione è giovane a modo proprio non è scontata. Ce lo rivela il fatto che tutti (genitori, educatori, datori di lavoro, politici) hanno ben chiaro cosa vorrebbero che i giovani fossero e facessero, ma sempre meno le aspettative che hanno su di essi trovano conferma.

Dalla demografia un dividendo per India e Africa

La demografia è una delle grandi forze di cambiamento del nostro tempo. Il suo ruolo è stato a lungo sottovalutato perché nel passato la popolazione tendeva a crescere molto lentamente e a mantenere una struttura stabile. Per gran parte della storia dell’umanità il funzionamento della società e dell’economia ha potuto contare su una larga base di giovani e relativamente pochi anziani. Del tutto nuova è, invece, la sfida di garantire sviluppo e benessere in un mondo in cui le nuove generazioni diventano una risorsa scarsa a fronte di un continuo aumento della componente più matura.