Posts By: Alessandro Rosina

Ripartono i matrimoni. Fine della crisi?

Nei novant’anni di storia del Paese raccontati dall’Istat, nato nel 1926 con il nome di Istituto Centrale di Statistica, il punto più basso dei matrimoni è stato toccato nel 2014 con meno di 190 mila celebrazioni. Nemmeno negli anni più bui della seconda guerra mondiale si era scesi così in basso. Molto vivace era stata, allora, la successiva ripresa. Dalle 215 mila nozze del 1944 si salì a oltre 385 mila nel 1948. Ma la vera “epoca d’oro del matrimonio” arriva successivamente e corrisponde agli anni che vanno dal 1956 al 1963. E’ una fase in cui l’intero paese si rialza, non solo per la ricostruzione, ma per l’inizio di un nuovo percorso di sviluppo che intreccia crescita economia, welfare in espansione, fiducia nel futuro. Assieme all’economia si alzano anche i matrimoni e, successivamente, le nascite.

Oltre due milioni di Neet: serve un piano

Il tasso di disoccupazione giovanile è salito negli ultimi anni ai livelli più alti del secondo dopoguerra. Bene che i dati più recenti vedano una interruzione della crescita e qualche segnale di contenimento. La situazione continua però ad essere oltre il livello di guardia. Il principale indicatore adottato dall’Unione europea come misura dello spreco del potenziale delle nuove generazioni è il tasso di Neet.

Occupazione. Profit e non profit alleati per i giovani che non studiano e non lavorano

Il futuro possiamo metaforicamente pensarlo come una casa comune da costruire, progettata per essere bella e solida. Le nuove generazioni possono essere considerate come i mattoni principali per edificarla. In Italia ci troviamo, però, con almeno tre problemi riguardo a tali mattoni. In primis ne abbiamo di meno rispetto agli altri paesi: a causa della persistente denatalità la percentuale di under 30 nella nostra popolazione è la più bassa in Europa. In secondo luogo molti mattoni di pregio li regaliamo ad altri paesi: siamo, infatti, uno dei paesi sviluppati con maggior saldo negativo tra giovani qualificati che se ne vanno all’estero e quelli che tornano o attraiamo. La terza criticità riguarda il fatto che non solo abbiamo meno mattoni e ne perdiamo di più, ma ne sprechiamo anche di più.

I giovani chiedono un’Europa più unita

Esistono tre diverse Europe. La prima è quella che abbiamo conosciuto sinora, bocciata dal referendum britannico. La seconda è quella degli stati disuniti d’Europa, ovvero del progressivo ritorno ai vecchi confini. La terza è quella di un vero e convincente rilancio. Un’Europa di successo ha bisogno delle nuove generazioni, ma è anche vero che un futuro di successo per le nuove generazioni è più facile ottenerlo con un’Europa forte. Questa è una consapevolezza che i giovani hanno in larga misura chiara, come conferma la ricerca dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, commissionata dall’Agenzia nazionale giovani, basata sui dati di un’indagine internazionale rappresentativa della popolazione tra i 18 e i 32 anni. La rilevazione è stata condotta a metà luglio, quindi a poche settimane da Brexit, nei sei paesi europei demograficamente più rilevanti: Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna e Polonia.

I dati mostrano una valutazione critica degli intervistati su come il progetto europeo è stato sinora interpretato e realizzato, ma anche una netta convinzione che quella dei paesi smembrati che mandano in ordine sparso le nuove generazioni verso il futuro, non sia la soluzione auspicabile.

Dalla crisi al welfare perché non siamo più un Paese per bambini

I giovani che rimangono a vivere con i genitori

Difficilmente le nascite in Italia potranno tornare ad aumentare in modo solido se i progetti di vita della nuove generazioni continueranno a rimanere bloccati o se l’unico modo per realizzarli è andare all’estero. Davanti alle difficoltà e alle inefficienze del mercato del lavoro italiano – inasprite dalla crisi e da scelte pubbliche più attente al welfare delle generazioni anziane – i giovani italiani si sono in larga misura trincerati in difesa.