Topic: giovani

Il futuro va costruito puntando sui giovani

La politica è esercizio di potere ma prima ancora è responsabilità, come ha recentemente ricordato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Una responsabilità nei confronti di tutti cittadini, ma ancor più verso le nuove generazioni. Chi è al Governo prende decisioni dalle quali dipende il benessere di tutto il paese, con ricadute non solo sul presente ma anche sul futuro. Più che impegnata a far crescere il benessere la politica italiana sembra però sempre più accontentarsi di cavalcare il malessere, più spendibile a fini di immediato consenso.

I bisogni delle nuove generazioni e gli errori della politica

Se c’è un bene che manca più all’Italia di altri paesi sono i giovani. Se c’è un bene che l’Italia valorizza meno rispetto alle altre economie avanzate sono le nuove generazioni.

Eppure un paese che voglia cogliere positivamente la sfida della longevità e produrre benessere ha bisogno di una qualificata presenza delle nuove generazioni nei propri processi di cambiamento e sviluppo. A livello collettivo, un’adeguata consistenza della popolazione giovane-adulta (con buoni tassi di occupazione e livelli di produttività), consente al paese di crescere, di ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL, oltre che di mantenere la sostenibilità del sistema di welfare in un paese che invecchia. A livello individuale, buona formazione e inserimento nei tempi e modi adeguati nel mondo del lavoro consentono un futuro previdenziale, di salute e benessere personale più solido.

Così l’Italia è rimasta senza giovani

I cambiamenti mondiali

Via via che attraversiamo il XXI secolo, la questione demografica si sposta dall’eccesso di crescita del numero di abitanti del pianeta all’impatto pervasivo dell’invecchiamento della popolazione.

Nella seconda metà del secolo scorso, la popolazione mondiale è passata da 2,5 a 6,1 miliardi. Se lungo tutta la storia umana la nostra specie è cresciuta fino ad arrivare a 2,5 miliardi nel 1950, in solo mezzo secolo si è aggiunta una popolazione 1,4 volte più grande. Mai si era vista una crescita demografica così intensa in passato, ma verosimilmente non la si vedrà più nemmeno in futuro. Le più recenti proiezioni delle Nazioni Unite (World Population Prospects 2019) indicano una popolazione mondiale di 9,7 miliardi nel 2050. Significa che per ogni persona presente nel 2000, se ne aggiungerà un’altra mezza abbondante (0,6 circa) nel corso della prima metà del XXI secolo.

La crescita virtuosa che passa dai giovani

Essere protagonisti della costruzione di un mondo migliore è, da sempre, l’ambizione più alta delle nuove generazioni. I Paesi e le organizzazioni che mettono i giovani nelle condizioni di cogliere responsabilmente e attivamente tale sfida possono contare sulla migliore energia positiva disponibile in natura per essere vincenti nel proprio tempo, produrre crescita sostenibile, mettere le basi di un futuro solido.

Le nuove generazioni sentono il bisogno di mettersi alla prova e di produrre un proprio impatto riconoscibile nella realtà che li circonda, più di quanto riescano oggi nei fatti ad esprimere. Pensare, dal punto di vista sociale, che i giovani siano figli da proteggere o, dal punto di visa economico, siano nuova forza lavoro meramente utile per sostituire chi va in pensione, è l’errore di prospettiva più fatale che famiglie e aziende italiane possano fare.

Le nuove generazioni vanno intese come il nuovo che produce nuovo, allargando così le opportunità di tutti. Non vengono per essere uguali alle generazioni precedenti. Sono il mezzo attraverso cui la società fa esperienza del mondo che cambia e trova soluzioni nuove per produrre nuovo benessere. Se messe nelle condizioni adeguate trasformano il cambiamento in miglioramento collettivo, ma sono anche la parte della popolazione che maggiormente rischia di pagare le conseguenze di una società bloccata, di un paese in declino, di un patrimonio naturale che si impoverisce.

Se c’è un tema in grado oggi di mettere in relazione virtuosa sensibilità e valori dei giovani con le questioni aperte del nostro tempo – con alto potenziale innovativo sui modelli di produzione e consumo – è proprio quello ambientale, della promozione della salute e della salvaguardia della bellezza della biodiversità del pianeta.

Sono oramai molti e consistenti i dati che forniscono evidenza empirica del consolidamento di un atteggiamento particolarmente attento verso pratiche e politiche di sviluppo sostenibile, che va però aiutato a trovare maggiore consapevolezza e strumenti per esprimersi in modo efficace.

Un dato che trova ormai conferma in molte ricerche negli Stati Uniti e in Europa, compresa l’Italia, è la crescente percentuale di giovani che affermano di preferire un lavoro in un’azienda socialmente responsabile, attenta e impegnata in campo ambientale, anche se questo dovesse comportare uno stipendio più basso. Questa sensibilità trova riscontro anche nei comportamenti di consumo, non solo rispetto alla riduzione degli sprechi ma nelle stesse scelte d’acquisto. I Millennials e, ancor più, i membri della Generazione Z, sono in modo crescente attenti all’impatto sociale e ambientale dei prodotti, mettendo in conto anche la possibilità di pagare di più per il valore green di un bene. Si tratta di evidenze ancor più rilevanti se si pensa che le condizioni finanziare delle nuove generazioni non sono particolarmente rosee e che, anzi, la possibilità di ottenere un reddito adeguato continua ad essere una delle preoccupazioni principali dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Questo significa, anche, che se le condizioni economiche e le opportunità occupazionali delle nuove generazioni fossero migliori, la spinta verso un nuovo modello di sviluppo più sostenibile sarebbe ancor più forte.

Più in generale, se la crescita del XX secolo è stata centrata soprattutto sulla quantità, i processi più promettenti di cambiamento del XXI secolo mettono invece soprattutto a valore la qualità. Il benessere di un territorio è sempre meno misurabile in termini di solo prodotto interno lordo, mentre assumono sempre più importanza altre dimensioni legate alla qualità della vita, alle relazioni interpersonali, all’ecosistema. Così come, nel contesto lavorativo, il benessere dei dipendenti e il loro legame con l’azienda va sempre più oltre lo stipendio e acquista sempre più importanza la possibilità di armonizzare positivamente l’impegno professionale con gli altri ambiti di vita, ma anche potersi identificare con i valori dell’azienda e portare al suo interno le proprie sensibilità.

Non c’è dubbio che i Paesi e le organizzazioni di maggior successo nei prossimi decenni saranno quelli maggiormente capaci di far diventare, in modo coerente e credibile, leva per i propri processi di crescita l’energia positiva delle nuove generazioni, mobilitata dal loro desiderio di contribuire ai processi di miglioramento del mondo in cui vivono.