Topic: welfare e innovazione sociale

Ridare peso alle nuove generazioni in un’Italia che invecchia

Questo slancio l’Italia sembra averlo perso da tempo. I dati che lo confermano sono molti, ma ce ne sono tre eclatanti: l’enorme debito pubblico  scaricato sulle nuove generazioni, il deterioramento delle prospettive occupazionali giovanili, la riduzione delle nascite in contrapposizione alla crescita esuberante della popolazione anziana. Difficile trovare una combinazione così accentuata di questi tre aspetti in un altro paese sviluppato, con conseguenze negative vincolanti rispetto alla produzione di ricchezza e benessere.

Togliendo alle nuove generazioni alla fine perdiamo tutti

L’Italia è uno dei paesi sviluppati più squilibrati dal punto di vista generazionale, con lo svantaggio tutto a discapito dei più giovani. Difficile trovare un altro paese nel quale le nuove generazioni subiscono una combinazione tanto sfavorevole in termini di basso peso demografico, enorme debito pubblico ereditato, carenza di misure di investimento e promozione sociale. Rispetto alla media europea la nostra spesa sociale è infatti maggiormente assorbita dalle voci che vanno a protezione della popolazione anziana, come pensioni e sanità pubblica, mentre destiniamo molto meno alle politiche familiari, alle politiche attive del lavoro e a Ricerca e Sviluppo.

Rilanciare la capacità di coinvolgere i cittadini

Giuliano Pisapia ha consentito al centrosinistra di conquistare Milano e ha aperto una possibile stagione di cambiamento. Non è arrivato alla terra promessa, nel senso che la Milano desiderata è ancora lontana da quella realizzata. Va però riconosciuto che i tempi erano oggettivamente difficili, soprattutto per la perdurante crisi economica e le sempre più limitate risorse pubbliche. Ora la guida della metropoli nel XXI secolo post Expo è consegnata ad altri.

Il J Factor per welfare e lavoro

TUTTE le indagini condotte prima dell’inizio della recessione ritraevano la generazione dei Millennial — gli attuali under 35 — come una delle più orientate a produrre cambiamento e più decise a voler migliorare la realtà attorno a sé. Da qualche anno è invece indicata come la “lost generation”, ovvero quella che meno delle precedenti riuscirà a realizzare i propri obiettivi di vita e maggiormente costretta a rivedere al ribasso le proprie ambizioni. Questo è ancor più vero in Paesi come il nostro, per motivi sia culturali che politico-istituzionali. La combinazione tra iperprotezione della famiglia, economia debole, inefficienze del mercato del lavoro, tendenza delle aziende allo sfruttamento con contratti al massimo ribasso, disattenzioni e inadempienze della politica, ha creato un mix di fragilità tale da ingabbiare in molti il desiderio di spiccare il volo. Quella voglia è però ancora viva nell’animo di molti giovani. Crescente però è anche il rischio di demotivazione, soprattutto per chi parte da condizioni più svantaggiate e fa fatica a trovare nella scuola un’occasione di riscatto. Un’insegnante delle medie mi ha raccontato che non è raro sentire un alunno che spronato a impegnarsi risponde che tanto per avere successo nei talent show la matematica non conta e che se dovesse andar male ad X Factor si può sempre continuare a vivere con i genitori fino a sessant’anni e oltre. Un’opzione questa, nemmeno presa lontanamente in considerazione dai coetanei al nord delle Alpi.

Città protagoniste

Nella storia della civiltà umana si possono identificare quattro momenti chiave in cui le città hanno un ruolo di protagoniste: il Neolitico, la rivoluzione dei Comuni, la rivoluzione industriale e la rivoluzione digitale. In passato, ciascuno di questi passaggi rivoluzionari ha modificato in modo radicale sia le città sia il nostro modo di vivere, e lo stesso potrebbe avvenire oggi con la rivoluzione digitale, che mira a far diventare «intelligenti» le città in un mondo in cui la popolazione urbana è diventata la maggioranza. Le città sono da sempre al centro del cambiamento. Le maggiori discontinui­tà e rivoluzioni nella storia dell’uomo hanno di fatto sempre avuto le città come protagoniste. Possiamo vederlo attraverso quattro momenti chiave delle trasformazioni che hanno cambiato il nostro modo di vivere: il Neolitico, la rivoluzione comunal-cittadina che pone le premesse del Rinascimento, la rivoluzione industriale, per finire con la rivoluzione digitale in corso.