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Allarme caduta delle nascite, il calo aumenta sempre di più

L’Italia è tra i paesi che maggiormente rischiano di peggiorare le possibilità di crescita e le condizioni di benessere delle famiglie rispetto alla situazione pre-covid. Prospettiva ancor più preoccupante se si considera che già prima della Pandemia il quadro sociale ed economico era tra i meno positivi in Europa. Ma l’Italia può essere considerata anche tra i paesi con più margini di miglioramento se dopo il lockdown sarà in grado di reimpostare adeguatamente il proprio percorso di crescita valorizzando, finalmente, tutte le sue potenzialità. E’ la “speranza” richiamata dal Governatore Visco nelle ultime “Considerazioni finali”. Più però si tarda e più l’azione avversa della demografia rischia di trascinare irreversibilmente il paese fuori rotta.

Coronavirus, ultima occasione di una politica per le famiglie

Tutti auspichiamo di poter tra qualche anno ricordare l’epidemia di Covid-19 come una discontinuità che ha permesso al paese di mettere in discussione ciò che non funzionava e dare slancio ad una crescita solida su basi nuove. Dobbiamo, però, aver oggi ben chiara la consapevolezza che non è per nulla scontato che ciò avvenga e che non c’è nessun automatismo che spinga in tale direzione. Sarà possibile riuscirci solo con idee chiare su quale Italia vogliamo e possiamo essere, agendo con grande determinazione sulle potenzialità del sistema paese, sulle risorse da indirizzare, sulle capacità da valorizzare, sui desideri e le energie da mobilitare. Senza una forte volontà di riorganizzare e riorientare il processo di sviluppo, il rischio è quel-lo di passare dall’emergenza sanitaria ad un intreccio ingestibile di emergenza economica e demografica.

La ricostruzione del dopo Covid non potrà ignorare gli under 40

L’Italia sembra finalmente incamminata sulla via di uscita dall’emergenza sanitaria. Il Presidente Conte ha annunciato domenica scorsa tempi e modalità della riapertura. Vedremo ora la preoccupazione per la gravità della crisi progressivamente spostarsi dall’andamento dei decessi a quello dei disoccupati.

Le paure dei giovani italiani, i più pessimisti d’Europa

La crisi sanitaria ha rivoluzionato la quotidianità e proiettato in un clima di incertezza la vita delle persone. Ha anche reso più evidenti alcune nostre fragilità e rimesso in discussione alcune convinzioni. Se fino ad inizio di questo anno esisteva qualche pretesa che almeno la Lombardia si potesse misurare con le opportunità e l’efficienza della Germania, oggi è difficile poterlo ancora credere. L’incidenza degli anziani sulla popolazione tedesca è simile alla nostra, ma la letalità del virus risulta notevolmente più bassa, grazie ad una migliore gestione dell’emergenza (miglior organizzazione, massiccio uso di tamponi, maggior scorta di dispositivi di protezione, più alta disponibilità di posti di terapia intensiva). Questo significa non solo aver protetto meglio le vecchie generazioni dal rischio di morte, ma aver anche contenuto di più l’impatto indiretto sui percorsi formativi e professionali delle nuove generazioni.

I nostri giovani disposti ai sacrifici: spinta a cambiare

E’ passato esattamente un mese da quando il lockdown è stato esteso all’intera penisola. Da allora viviamo tutti una comune condizione di spaesamento. Le due frasi più utilizzate in questo periodo sono state “andrà tutto bene” e “nulla sarà più come prima”, ma non abbiamo ancora chiaro come far stare assieme l’auspicio della prima con la consapevolezza della seconda.