Topic: ulteriori temi demografici

Oltre il rancore e la rassegnazione

Questa Italia abbiamo provato a raccontarla simbolicamente durante l’intera notte di equinozio dello scorso 22 settembre. Lo abbiamo fatto attraverso 100 storie che rappresentano esempi concreti della capacità di creare valore, bellezza, benessere, innovazione e inclusione sul territorio. Il successo di tale evento (co-organizzato con Acli, Arci Servizio Civile, Fim Cisl, Actionaid, Confcooperative, Cnca, Federsolidarietà, Fondazione Bassetti, Mestieri Lombardia, IN-InnovarexIncludere, Libera e molte altre realtà) ha mostrato che esiste un’Italia disposta a mobilitarsi “per” e non solo “contro”. Ha mostrato che al rancore e alla paura che chiude in difesa del presente è possibile contro-proporre il desiderio di partecipare alla costruzione di un’Italia aperta che metta in gioco le energie vitali e positive del nostro territorio.

Politiche per la famiglia: la Germania è l’esempio da seguire

Ottenuta la fiducia – sepolte metaforicamente le asce dei “vaffa” e delle “ruspe” – ora si dovrà pacificamente giudicare il Governo giallo-verde dai fatti. E alla prova dei fatti è chiamato, in particolare, il nuovo Ministro della Famiglia, noto per le sue convinzioni forti su cosa va considerata famiglia (e cosa no) e su chi ha diritto a misure di sostegno alla natalità (e chi no). Dopo l’incarico ha ribadito che è necessario dare urgente risposta agli squilibri demografici creati negli ultimi decenni e che cercherà di mettere in campo tutte le risorse che servono per solide politiche familiari. E’ però importante che tali politiche non siano divisive per essere efficaci e che siano chiare le idee su come indirizzare al meglio le risorse. Fontana ha citato la Francia come paese a cui ispirarsi, ma a ben vedere potrebbe invece essere la Germania, poco amata da questo Governo, l’esempio a cui far riferimento.

Far rete non basta per vincere

È certo non voluto, ma è senz’altro indicativo il fatto che il “contratto-agenda” del possibile futuro governo di M5s e Lega sia stato reso noto lo stesso giorno in cui è uscito il Rapporto annuale dell’Istat sulla situazione economica e sociale dell’Italia. Da un lato, il ritratto delle difficoltà del paese reale, le diseguaglianze (sociali, territoriali, generazionali) crescenti, i timidi segnali di miglioramento dopo la crisi; dall’altro, la politica, con gli esiti delle elezioni (che risentono di tale quadro e bocciano le forze tradizionali) e le ricette proposte dai due partiti usciti vincitori (con scarsa visione e molto generiche). In attesa di vedere quali azioni potrebbe produrre la cura dell’eventuale nuovo governo e valutarne gli effetti, concentriamoci per ora sulle condizioni del paziente sottoposto alle analisi dell’Istat.

Consigli non richiesti a chi vuole governare per fare ripartire economia, welfare e demografia. 

L’Italia è stata uno dei paesi maggiormente in grado di costruire, nei primi decenni del secondo Dopoguerra, condizioni di benessere per larga parte della popolazione partendo da povertà diffusa. La parte maggiore di questo salto l’abbiamo compiuta durante gli anni Cinquanta e Sessanta (e qualche pezzo degli anni Quaranta e Settanta), quelli appunto del boom economico e del baby boom. Si è trattato di un periodo così felice che quando ci si riferisce a esso si usano termini entusiastici quali “boom” e “miracolo economico”. Viene anche usata l’espressione “Trenta gloriosi” per indicare il positivo circolo virtuoso innescato, dal 1945 al 1973 tra economia, welfare e demografia. In tale periodo vengono messe solide basi del nostro benessere che però, dagli anni Ottanta in poi, anziché rinnovare abbiamo eroso: la crescita è diventata stentata, il welfare è entrato in crisi, la demografia è diventata negativa.

Nuove competenze per più sviluppo

Le elezioni politiche dovrebbero costituire un’occasione preziosa di riflessione e confronto sul progetto di Paese che vogliamo realizzare, non esaurirsi in un elenco di promesse finalizzate a massimizzare il consenso immediato. Il dibattito aperto dall’articolo di Calenda e Bentivogli su questo giornale ha il pregio di alzare lo sguardo comune oltre l’interesse di chi vincerà le elezioni del 4 marzo, per definire una strategia in grado di rendere vincente la risposta del nostro Paese alle grandi sfide di questo secolo. Perché tale strategia sia vincente è necessario prima di tutto che sia avvincente (coinvolgente e appassionante) nei confronti delle nuove generazioni. Non c’è alcuna possibilità di costruire un futuro migliore senza mettere in relazione virtuosa le opportunità del mondo che cambia, le specificità (culturali e strutturali) del territorio, le potenzialità e le sensibilità delle nuove generazioni. Ignorare anche uno solo di questi tre elementi porta ad un fallimento certo nel medio-lungo periodo.